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Quei fondi ballerini per i giovani disoccupati

Il governo rifinanzia il Bonus Giovani con 188 milioni di euro. Peccato che la settimana prima lo Sblocca Italia avesse spostato 231 milioni a favore dell'occupazione giovanile

Quei fondi ballerini per i giovani disoccupati

«La parola d'ordine è coraggio, la priorità è creare lavoro per i nostri ragazzi». È un imperativo naturale di ogni governo quello di combattere la disoccupazione giovanile. Figuriamoci in Italia dove questa piaga ha ormai toccato il livello più alto dal 2004, inizio delle serie storiche mensili, e dal 1977, inizio delle pubblicazioni delle serie storiche trimestrali. Matteo Renzi non viene meno a questo impegno e ripete in ogni occasione utile la ferma volontà di mettere in campo riforme che possano offrire occasioni di lavoro ai giovani e ridurre la precarietà.

Naturalmente passare dalle parole ai fatti non è impresa facile. E di fronte a una spending review che non decolla, il governo si ritrova a sparare cartucce che finiscono per risultare caricate a salve. Un esempio? Pochi giorni fa è stato acceso il semaforo verde al cosiddetto «Bonus Occupazione» derivante dal «Programma Operativo nazionale per l'attuazione della Iniziativa Europea per l'Occupazione dei Giovani». In sostanza fino al 30 giugno 2017 per i datori di lavoro che assumono un giovane lavoratore di età compresa tra i 16 e 29 anni di età, a tempo indeterminato o determinato, con un contratto di durata pari o superiore ai 6 mesi, è possibile accedere a un incentivo in denaro. L'importo varia in base alla tipologia di assunzione e alla «profilazione» del giovane effettuata al momento dell'inserimento nel Programma. L'importo complessivo rifinanziato ammonta a circa 188 milioni. In sostanza assumere un disoccupato d'età compresa tra 16 e 29 anni, a tempo indeterminato o determinato (almeno 6 mesi), dà diritto a un aiuto statale d'importo variabile da 1.500 a 6.000 euro».

Un segnale di attenzione concreto con l'immissione di nuove risorse fresche finalizzate ad arginare l'emergenza dell'occupazione giovanile? Non proprio. Il governo pochi giorni prima nel Dl Sblocca Italia aveva infatti deciso di usare 231 milioni di euro prima destinati all'occupazione giovanile, femminile e nel Mezzogiorno (art.40 c.2 lett a,b,c) per rifinanziare politiche occupazionali passive (in sostanza sussidi e cassa integrazione). In pratica un gioco delle tre carte, con un saldo finale negativo.

La prima ad accorgersi della sottrazione delle risorse è stata Mara Carfagna. «Il ministro Poletti dovrebbe fare chiarezza su quale sia la provenienza delle risorse per riformare gli ammortizzatori sociali» aveva detto il 23 settembre scorso. «A oggi ciò che risulta dalla relazione tecnica del Dl Sblocca Italia è che il governo prevede di usare anche i 231 milioni di euro, destinati all'occupazione giovanile, femminile, e nel Mezzogiorno, per rifinanziare politiche occupazionali passive (art.40 c.2 lett. a,b, c)» spiega la portavoce di Forza Italia alla Camera. «Noi - prosegue - capiamo che la coperta sia corta, ma non si possono chiedere altri sacrifici a chi negli ultimi 3 anni ha pagato già caro il prezzo della crisi. I giovani dovrebbero essere il trampolino da cui riparte l'economia, non l'ammortizzatore che subisce l'urto di politiche occupazionali inadatte a dare una risposta energica alla crisi».

Al di là della «mobilità» delle risorse tra capitoli di spesa con finalità analoghe, bisognerà poi vedere quale effetto produrrà realmente il Bonus Giovani. Il primo tentativo messo in campo dal governo Letta nel 2013 si rivelò, purtroppo, un flop. Nonostante l'obiettivo di creare centomila nuovi posti di lavoro per i giovani tra i 18 e i 29 anni tra il 2013 e il 2015, tramite lo stanziamento di 794 milioni, l'iniziativa, stando ai dati Inps del giugno scorso, non è riuscita ad andare oltre le 22mila domande. Colpa della crisi e delle difficoltà per le imprese, spesso impossibilitate ad assumere nuovo personale anche a fronte di forti incentivi. In quell'occasione non era bastato il taglio totale dei contributi per 18 mesi per convincere le aziende ad aumentare il personale (il bonus prevedeva che l'assunzione dovesse incrementare l'organico rispetto all'anno precedente e non essere utilizzata per il turn over).

Una prudenza da parte dei nostri imprenditori che rischia di depotenziare nuovamente gli effetti del Bonus.

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