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Grasso: "Devo soldi al Pd? Infamante, è ritorsione"

Il presidente del Senato replica al Partito democratico che gli chiede oltre 83mila euro per l'iscrizione al partito da cui è fuoriuscito per confluire in Liberi e uguali

Grasso: "Devo soldi al Pd?  Infamante, è ritorsione"

Dopo le due lettere del Partito Democratico per sollecitare i pagamenti da parte di Pietro Grasso, il leader di Liberi e Uguali ora risponde per le rime dalle colonne di Repubblica e parla di "una sorta di ritorsione" nei suoi confronti.

Proprio come aveva fatto il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. Una modalità che lo stesso Grasso definisce "un colorito quanto basso espediente da campagna elettorale".

I dem accusano il presidente del Senato di non aver pagato l'iscrizione al partito e di avere un debito di 83.250 euro. "Non ho mai ricevuto da voi alcuna comunicazione in merito alla quota economica mensile che avrei dovuto versare al Pd in ragione della mia elezione, nè le modalità di pagamento", spiega oggi il candidato premier per Leu nella sua lettera a Bonifazi, "Eppure dal marzo del 2013 al giorno delle mie dimissioni dal gruppo del Pd in Senato sono trascorse 56 mensilità. Abbastanza occasioni per farlo, non crede? Non sembra opportuno che il presidente del Senato sostenga con soldi pubblici l'attività di un partito, così come per prassi centenaria non è chiamato a dare col voto alcun contributo politico. Ecco perchè ero convinto che non aver ricevuto richieste di contributi dipendesse da una visione condivisa di questo modello".

Poi sostiene di aver invece fatto risparmiare lo Stato: "Nel mio secondo giorno da presidente del Senato ho scelto di dare un segnale di sobrietà tagliando, fatte salve le indennità irrinunciabili, varie voci tra cui quelle previste come rimborso spese per l'esercizio del mandato, esattamente quella dalla quale i parlamentari prelevano la quota che versano nelle casse del Pd", dice, "Oltre ai tagli alle mie indennità ho dimezzato il costo complessivo lordo del gabinetto del presidente e del fondo consulenza, con un risparmio annuo di circa 750.000 euro. Al termine del mio mandato avrò dunque fatto risparmiare alle casse dello Stato più di quattro milioni di euro.

Non ritengo pertanto sussista alcuna delle ragioni da lei addotte nella sua infamante lettera".

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