Cultura e Spettacoli

Grumiaux, violino d’oro che celebra Ciaikovskij

Nel 1973 Re Baldovino insigna il connazionale Arthur Grumiaux del titolo di «Cavaliere per le arti». Nel ’73 Grumiaux, pur refrattario a viaggi e concerti all’estero, che sono così un avvenimento, va a Londra e incide in quadrifonia per la Philips la Fantasia scozzese di Bruch (come suona invecchiata oggi!). Due anni dopo vi torna per un doppio Ciaikovskij - l’intramontabile Concerto e il cammeo della Serenata malinconica - sempre con la Philarmonia orchestra, su quattro piste e ora ripubblicata in Sacs ossia super audio cd. Cinquantenne, solo un poco meno immacolato di qualche decennio avanti, Grumiaux si conferma, ad ogni modo, principe della scuola violinistica franco-belga per l’eleganza senza confronti con l’archetto che «sfiora» la corda. Purezza, gli episodi lirici cantabili eppure accalorati per effetto del vibrato, che è rapido ma stretto, uno squisito e soffice volteggiare sonoro nelle parti brillanti ci danno un Ciaikovskij memorabile, anche se la direzione di Jan Krenz (Carneade, chi era costui?) è molto modesta. Altro discorso la bacchetta di Heinz Walberg per Bruch.

Peccato il brano.

Grumiaux suona Ciaikovskij e Bruch (Philips)

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