Come resistere alla crisi

Come risparmiare su abiti ed elettrodomestici

Con la crisi l'abbigliamento è conveniente. Ma anche gli elettrodomestici si possono acquistare a buon mercato

Come risparmiare su abiti ed elettrodomestici

Milano - I grandi elettrodomestici, i cosiddetti «bianchi» attraversano una crisi industriale profonda che ha dei riverberi positivi sul consumatore: i prezzi sono più convenienti e, soprattutto in questo periodo post-festivo, i grandi magazzini sono interessati ad alleggerire le loro scorte. Al consumatore attento non è difficile mettere a confronto le offerte, partendo magari da internet, per andare a colpo sicuro sul prezzo più basso. Gli sconti, rispetto ai prezzi di listino o - meglio - ai prezzi natalizi, possono essere consistenti. Ma, attenzione, alcuni ragionamenti sono necessari perché l’acquisto sia veramente lungimirante.

Chi si appresta a comprare un frigorifero o una lavatrice (si tratta di un mercato che in Italia è prevalentemente di sostituzione) deve considerare che i risparmi ai quali può avere accesso sono due: il prezzo e il consumo. Il prezzo è determinato soprattutto dalla strategia della distribuzione, ma sarebbe miope scegliere un apparecchio solo perché costa poco; comprare un elettrodomestico di fascia bassa spinti solo dalla convenienza immediata, vuol dire rinunciare a una strategia di futuri risparmi di energia, che a loro volta hanno due effetti: sulla bolletta e sull’ambiente, ovvero sulle spese della famiglia e sul benessere della collettività.

Meglio, dunque, rivolgersi alla gamma alta: costa di più, ma si ammortizza meglio e prima. Un esempio: un frigorifero di classe A++, cioè di ultima generazione, permette un risparmio del 30% su un modello «A» del 2003 e del 50% (cioè, la metà) su un modello «B» del 2000. Anche una lavatrice, altro elettrodomestico energivoro, offre risparmi simili se di nuova concezione; nel suo caso, non solo di elettricità, ma anche di acqua. Ha aumentato la sua capacità (da 5 a 8 chili, e lava non più a 90 gradi, ma a 30-40).

La politica di mercato in Italia e in Europa, in questi anni, è stata condotta soprattutto dalla distribuzione la quale, per garantire l’assorbimento del prodotto, ha compresso sempre di più i margini dei fabbricanti. In quanto beni durevoli e maturi - come le automobili - gli elettrodomestici hanno progressivamente rallentato il loro andamento, finendo, come settore, in profondo rosso: e va tenuto conto che si tratta di un’industria ancora molto importante in Italia, con quel che ne consegue in termini economici e sociali.

Se delocalizzazione c’è stata, questa ha riguardato soprattutto gli apparecchi di gamma meno elevata, con inferiori contenuti di tecnologia e di ricerca. Secondo le stime dall’associazione di categoria, il Ceced (Confindustria), la produzione nel 2008 in Italia è calata del 12% circa. In 5 anni il numero di frigoriferi prodotti in Italia si è dimezzato. Ma la distribuzione nel tempo ha assorbito molto più di quanto non sia riuscita a vendere, così i magazzini delle grandi reti sono pieni d’invenduto, e i venditori si trovano nella necessità, come si dice, di «destoccare», ovvero di liquidare il più velocemente possibile per far cassa. Le occasioni per i consumatori non mancano e non mancheranno, dunque.

Ma non vanno sottovalutati i temi sociali. Il bianco in Italia dà lavoro, direttamente e indirettamente, a 150mila persone, molti posti si stanno perdendo per effetto della recessione e molti altri si profilano a rischio.

I distributori hanno una grande responsabilità: se vendono a prezzi stracciati modelli di alta gamma e di nuova generazione, rischiano di rovinare il mercato per i prossimi anni proprio a quei prodotti a maggior valore aggiunto pensati, progettati e fabbricati in Italia.

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