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Haiti, morte e distruzione in altre città Saccheggi e linciaggi: la polizia spara

Esodo da Port-au-Prince fra violenza e saccheggi. Peggiora il bilancio di vittime e danni: oltre due milioni di persone senza aiuti e 300mila senzatetto nella sola capitale. La Farnesina: "Dieci italiani mancano ancora all'appello". Chi sono tre dei dispersi. Tre salvati sotto le macerie del market dove è disperso un italiano. Rientrati i primi 13 connazionali: i racconti.  Hillary Clinton arriva ad Haiti: "Vi aiuteremo". Frattini: pronti a cancellare il debito. Appello di Medici senza frontiere: fate atterrare i nostri cargo. La Croce rossa: situazione disperata. Soccorsi, è ancora caos

Haiti, morte e distruzione in altre città 
Saccheggi e linciaggi: la polizia spara

Esodo di massa della gente stremata da Port-au-Prince a cinque giorni dal terremoto di Haiti, che l'Onu ha definito il "peggiore disastro mai affrontato" nella sua storia. Almeno 50.000 cadaveri sono stati finora recuperati per un bilancio che potrebbe raggiungere i 200.000 morti ma stentano ancora ad arrivare alla popolazione gli aiuti umanitari da tutto il mondo che ingorgano l'aeroporto di Port- au-Prince. E sui superstiti terrorizzati da una nuova scossa di terremoto, si aggira lo spettro della sete, mentre aumentano gli episodi di violenze e i saccheggi. La polizia haitiana ha sparato contro alcuni saccheggiatori in un mercato di Port-au-Prince, uccidendone almeno uno. Lo ha riferito un fotografo dell'agenzia Afp che era sul posto. Alcuni giovani stavano cercando di portar via tutto quanto riuscivano a recuperare tra le rovine del mercato Hyppolite, quando sono arrivati alcuni poliziotti armati con fucili d'assalto che hanno aperto il fuoco e uno dei saccheggiatori, un uomo di circa trent'anni, è stato colpito alla testa ed è crollato al suolo. Secondo il racconto del fotografo, un altro ragazzo gli si è avvicinato e, prima di fuggire, si è impossessato del suo zaino. I poliziotti hanno continuato a sparare, altri sono arrivati in rinforzo. Si sono sentiti colpi d'arma da fuoco fino a quando tutti i saccheggiatori sono spariti dall'area del mercato.

"Linciaggi di sciacalli" Esasperati dai ladri che continuano a saccheggiare le abitazioni crollate, alcuni haitiani avrebbero deciso di difendersi da soli. Lo affermano testimoni oculari che hanno riferito di aver trovato i corpi di alcuni saccheggiatori linciati dalla folla o addirittura uccisi a colpi di pistola da uomini che hanno poi detto di essere poliziotti in borghese. Un giornalista della Reuters sostiene di aver visto un uomo dato alle fiamme da cittadini inferociti che lo avevano sorpreso a rubare, e altri due uomini con ferite di arma da fuoco alla testa e le mani legate dietro la schiena.

Città distrutte La situazione si rivela infatti sempre più grave perché c'è devastazione e distruzione pressoché totale anche nella altre città di Haiti, oltre la capitale Port-au-Prince dove fino ad ora si sono nella gran parte concentrati i soccorsi e l'attenzione. Lo riferisce la Bbc online. Le troupe della tv britannica giunte a Leogane, 19 chilometri a ovest di Port-au-Prince, descrivono scene "apocalittiche", con migliaia di persone che hanno perso la casa, tutto, e dove si ha l'impressione che quasi nessuno degli edifici sia rimasto in piedi. Secondo l'Onu, tra l'80% e il 90% delle costruzioni a Leogane sono andate completamente distrutte. I sopravvissuti sono fuggiti, hanno abbandonato la città per trovare rifugio nei vicini campi di canna da zucchero. "A un'ora di macchina da Port-au-Prince la scena è apocalittica", racconta l'inviato della Bbc, "praticamente ogni singolo edificio che ho incontrato lungo la strada è crollato. Ho visto una lunga fila di persone davanti ad un unico rubinetto da cui ancora esce acqua. Decine di migliaia di persone si sono accampate all'aperto in zone che erano adibite a mercati, in aree nei pressi di chiese, in quelli che erano cortili di scuole.". "La popolazione qui è in profondo shock", ha detto ancora, "molti usano fazzoletti con cui coprono bocca e naso, contro la polvere ma anche contro l'odore che emanano i tanti cadaveri".

Continua la ricerca dei dispersi e si continua a scavare. Tre persone sono state estratte vive stamani dalle macerie del Caribbean Market di Port-au-Prince, si tratta di una bambina ed un uomo haitiani ed una donna americana. Si tratta dello stesso supermercato dove é stato localizzato un disperso italiano. "Adolpho Prato è ancora vivo sotto le macerie del Caribbean Market": recita così il tam tam su Twitter. Prato invia sms da sotto le macerie alla sua famiglia, sin da venerdì scorso, hanno reso noto i parenti in questi giorni. Nadine Cardoso, la donna di 62 anni estratta viva qualche ora fa dall'Hotel Montana di Port-au-Prince, ha detto di aver sentito delle voci tra le macerie dell'albergo. Lo riferiscono i media cileni che da giorni stanno seguendo da vicino le operazioni di soccorso al Montana, dove tra le persone disperse figura Maria Teresa Dowling, moglie del generale cileno dell'Onu Ricardo Toro. La Cardoso è stata messa in salvo, e portata in una struttura sanitaria della città, da soccorritori spagnoli e colombiani. "Abbiamo sentito la sua voce che veniva dalle macerie, poi siamo riusciti a salvarla", ha detto uno dei soccorritori, Claudia Milenes.

A Port au Prince è arrivata per una visita di poche ore il segretario di Stato, Hillary Clinton, che ha promesso al governo dell'isola "aiuti e solidarieta". Sull'aereo che la stava portandoa Port-Au-Prince aveva detto ai giornalisti che Wasghington auspicava il ricorso al coprifuoco notturno per ragioni di sicurezza. L'Onu ha intanto confermato la morte del suo rappresentante ad Haiti Hedi Annabi, del suo vice Luiz Carlo da Costa e del responsabile della polizia Doug Coates.

Continua l'angosciosa ricerca degli italiani che mancano ancora all'appello e si teme il peggio per tre di essi - uno dei quali, Antonio Sperduto si troverebbe sotto le macerie d'un supermercato crollato, e due funzionari dell'Onu sotto quelle dell'hotel Christopher. Altri 13 sono invece partiti con un Falcon dell'Aeronautica militare atterrato a mezzogiorno all'aeroporto di Ciampino, a Romai. Si tratta di quattro nuclei familiari, tre bambini e il gatto di uno dei bimbi. Sull'aereo hanno viaggiato anche una donna incinta ed un anziano di 87 anni.
Il numero degli italiani disperi è sceso a 10, ha reso noto il ministro degli Esteri, Franco Frattini. "Stiamo continuando le ricerche: sono ancora 12 gli italiani di cui non abbiamo notizia", ha detto, aggiungendo che sono saliti invece a 190 i connazionali contattati.

"Diamo la nostra disponibilità da ora a cancellare il debito che Haiti ha verso l'Italia, sono 40 milioni di euro". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini appena atterrato a Roma di ritorno dalla sua missione in Africa. "E' un primo modo per aiutare l'inizio della ricostruzione", ha detto il ministro. "L'Italia ha già dato una prima disponibilità e ha impegnato quasi 5 milioni di euro".

"Abbiamo raccolto circa 50 mila cadaveri ma prevediamo che i morti in totale saranno fra 100 mila e 200 mila, sebbene non sapremo mai il numero esatto", ha detto il ministro dell' interno haitiano, Antoine Bien-Aime. Per l'Ufficio coordinamento degli affari umanitari dell'Onu, il sisma è "un disastro storico". "Non assomiglia a nessun altro", anche perché, rispetto allo tsunami che colpì l'Indonesia nel 2004, le strutture ad Haiti per gli aiuti sono "scarsissime", ha detto la portavoce Elizabeth Byrs.

"E' la più grave crisi umanitaria nell'arco di decenni". Lo ha detto oggi il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, partendo da New York alla volta di Haiti. "Vado ad Haiti per esprimere la solidarietà e il sostegno dell'Onu al popolo haitiano", ha detto il segretario generale dell'Onu. Ban Ki-moon ha detto di essere "pronto al peggio" per quanto riguarda il personale dell'Onu rimasto sotto le macerie per il crollo a Port-au-Prince del quartier generale della missione delle Nazioni Unite. Il segretario generale ha indicato tre priorità: salvare più persone possibile, fare giungere d'urgenza gli aiuti umanitari, coordinare le iniziative internazionali di aiuto. 

Ieri la terra ha tremato ancora, con una scossa di assestamento di 4,5 gradi Richter che ha seminato panico e l'angoscia dei sopravvissuti, mentre le cifre della distruzione si fanno sempre più drammatiche: per l'Onu - il cui segretario generale, Ban Ki-moon è atteso domani ad Haiti - la città di Leogane (134 mila abitanti, a ovest della capitale) è stata distrutta al 90%, con 5-10.000 persone ancora sotto i detriti.

Con la disperazione cresce la rabbia e migliaia di persone tentano di fuggire da Port-au-Prince in quello che viene descritto come un esodo di massa dalle proporzioni crescenti: "Le strade sono impregnate dell'odore di morte. Non stiamo ricevendo alcun aiuto e i nostri bambini non possono vivere come animali", racconta una donna che cercava di lasciare la capitale con marito e quattro bambini.

Convogli di macchine fuggono dalle violenze compiute da bande di saccheggiatori armati di machete, la storica arma dei famigerati Tonton Macoutes, pietre e coltelli. Portano via tutto quello che possono dai negozi e dalle case: vestiti, giocattoli, borse come è successo nel centro di Port au Prince. E all'aeroporto si è formata una folla che spera di riuscire ad imbarcarsi su un aereo per sfuggire all'inferno grazie grazie ai loro passaporti.

La gente soffre particolarmente per la mancanza d'acqua e la rabbia cresce anche perché gli aiuti della comunità internazionale arrivano con il contagocce, per il disastro delle strade, per il pericolo di violenze e di saccheggi - sono 6.000, secondo il governo, i detenuti evasi per il crollo delle carceri. Ma anche anche per il caos che ancora regna all'aeroporto di Port-au- Prince, malgrado da venerdi ne abbiano assunto il controllo di militari americani.

Il presidente haitiano, René Preval, che ha trasferito il suo ufficio e la sede del governo in una caserma di polizia vicino allo scalo, ha denunciato la mancanza di coordinamento: "Abbiamo bisogno degli aiuti internazionali ma il problema è il coordinamento", ricordando come in un solo giorno siano arrivati 74 aerei da molti Paesi, congestionandolo, o come un aereo-ospedale francese non sia riuscito ad atterrare, suscitando la protesta, poi rientrata, del governo di Parigi.

Medici Senza Frontiere lancia un appello affinché i suoi aerei cargo con materiale medico e chirurgico essenziale ricevano "l'autorizzazione ad atterrare a Port-au-Prince per potere curare migliaia di feriti in attesa di interventi chirurgici salvavita". "La priorità - sottolinea in una nota Msf - deve essere data immediatamente agli aerei cargo che trasportano materiale salvavita e personale medico". L'appello arriva dopo che - "nonostante le garanzie fornite da Nazioni Unite e Dipartimento della Difesa Usa" - ieri un aereo cargo di Msf che trasporta un ospedale chirurgico gonfiabile non ha ricevuto l'autorizzazione ad atterrare a Port-au-Prince, ed è stato dirottato a Samana, nella Repubblica Dominicana". Tutto il materiale dell'aereo cargo è stato quindi inviato via terra da Samana, ma questo ha causato un ritardo di 24 ore per l'arrivo dell'ospedale, spiega la nota sottolineando che "un secondo aereo di Msf è attualmente in volo e dovrebbe atterrare oggi a Port-au-Prince alle 10 del mattino (ora locale) con ulteriore materiale medico salvavita e il resto dell'equipaggiamento per l'ospedale". Se anche questo aereo "verrà dirottato allora l'installazione dell'ospedale sarà ulteriormente ritardata, in una situazione in cui migliaia di feriti sono ancora in attesa di cure salva-vita". L'ospedale gonfiabile comprende due sale operatorie, un'unità di terapia intensiva, un reparto per il ricovero di 100 pazienti, un pronto soccorso e tutto il materiale necessario per la sterilizzazione del materiale medico.

La Croce Rossa: situazione disperata Le condizioni di migliaia di persone nelle strade di Port-au-Prince, accasciate sotto un sole impietoso e praticamente senza acqua, è "disperata" e quanto resta degli ospedali della capitale haitiana viene preso d'assalto, sommerso dal flusso incessante dei feriti. Lo ha denunciato oggi da Ginevra il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr). Sulla Grande Piazza del Campo di Marte, riempita da migliaia di persone che non hanno più nulla - ha detto il portavoce della Cicr, Simon Schorno, "la situazione è disperata ... Alcuni hanno trovato un po' d'ombra, ma la gran parte è seduta in pieno sole, senza alcuna protezione e la puzza di urina è opprimente". Schorno racconta particolari macabri: "Ci sono cadaveri gonfi e in decomposizione nelle strade, da molti corpi cola un liquido giallastro. Nessuno si ferma a guardare, ma c'é chi non può allontanarsi". E aggiunge: "L'accesso a tende, toilette, acqua, cibo o cure mediche resta estremamente limitato ... Nei supporti medici di Port-au-Prince non hanno personale né medicinali". Il portavoce della Cicr porta ad esempio l'unico ospedale di campagna operativo nel quartiere di Martissant: 400 pazienti e solo quattro medici al lavoro: "Decine di feriti e malati sono in fila. E aspettano".

Quando arriveranno i medici stranieri, dice Schorno, "per molti di loro potrebbe essere troppo tardi". 

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