Cultura e Spettacoli

Fra Hilda ed Ezra un amore di carta

La Doolittle e Pound si conobbero da ragazzi nel 1901 a Filadelfia. La storia del loro tormentato rapporto in un saggio di Jacob Korg

Nel 1901, a una festa di Halloween che si svolgeva alla periferia di Filadelfia, una ragazza di quindici anni conobbe un ragazzo di sedici. Lei si chiamava Hilda Doolittle, era alta e nervosa, facile a essere suggestionata; lui si chiamava Ezra Pound, era un tipetto col ciuffo, dall’aria sfrontata e arrogante, uno che la sapeva lunga. Fu quello l’inizio di un’intima e tormentata amicizia che, con numerose interruzioni, sarebbe durata comunque per cinquant’anni, ora oggetto di un libro curioso di Jacob Korg, Un amore in inverno (La Tartaruga, pagg. 304, euro 15), la biografia del rapporto tra Hilda ed Ezra, come estrapolata dalle loro biografie distinte e trattata nei punti di congiunzione.
In realtà, quando, dopo quel primo incontro, Hilda ed Ezra cominciarono a frequentarsi, la loro amicizia, per qualche tempo, diventò ben altro, fu un amore forte e appassionato, che certo Ezra non rese né facile né piano. Erano entrambi all’inizio della loro carriera poetica, ma Ezra dominava Hilda come sua guida e maestro, l’avvicinava a nuovi libri e nuove idee, l’aiutava e intanto la controllava. Hilda non sapeva se considerarsi fidanzata con Ezra, vedeva che egli mostrava interesse per altre ragazze, e nel 1908, quando Ezra partì per Venezia (dove pubblicò subito A lume spento) e si stabilì a Londra, ella scrisse al comune amico William Carlos Williams che stava per sposare Pound, solo per riscrivergli un mese dopo avvisandolo che il «fidanzamento» era rotto. Al tempo in cui avrebbero dovuto «sposarsi», Ezra scriveva le poesie di Personae (1909), dedicate a una sua fiamma, Mary Moore. Hilda non poteva competere con il fuoco d’artificio che scaturiva dalla mente e dal cuore di Pound. Senza rompere i contatti con lui, che pure continuava a scriverle, e abbandonando le briglie al suo penchant omosessuale, Hilda cercò amore e compagnia tra le braccia dell’amica Frances Gregg, la sua prima relazione lesbica. È interessante osservare come, nella trasposizione di quella storia nel romanzo HERmione, Hilda abbia inserito, nel personaggio di George Lowndes, la figura di Pound, il quale, nella realtà, si era portato a letto Frances e l’aveva anche incoraggiata a scrivere, creando così una rivalità tra le due donne amanti.
Com’era tutto difficile e complicato nelle vite private, rispetto persino ai manifesti letterari e alle alchimie poetiche che in quegli anni venivano elaborati: imagismo, verticismo, futurismo. In seno al generale movimento moderno, la rivoluzione del gruppo degli «imagisti», di cui Pound divenne naturalmente il dominatore, vedeva nell’immagine non l’ornamento, ma il discorso in sé. La musicalità della frase avrebbe sostituito gli odiosi espedienti metrici formali, mentre al simbolismo si doveva preferire la poetica d’Oriente, quella del verso cinese e giapponese (che il Fenollosa aveva fatto conoscere), giungendo così alla reticenza perfetta, alla parola distillata. Hilda Doolittle, emigrata anch’essa in Europa per sempre, arriverà ad applicare l’asciuttezza firmando le sue cose con le iniziali, H.D.. Quanto a Pound, questo modo di procedere, come per prosciugamento e sottrazione, diventerà la chiave di composizione dei Cantos, che egli comincia a scrivere a partire dal ’17. Eliot, affidandogli il manoscritto de La terra desolata, se lo vede restituire con mille versi tagliati, ma gli dedica riconoscente l’opera: «A Ezra Pound il miglior fabbro».
Intanto, fatta amicizia con la scrittrice Olivia Shakespear, l’amante di Yeats, Ezra s’era innamorato di sua figlia Dorothy, e l’aveva sposata, mentre H.D. aveva sposato il poeta e romanziere Richard Aldington. Così i contatti fra i due, anche per motivi logistici, subirono un periodo di diluizione, specie col trasferimento a Parigi di Pound, che si dette subito da fare per accogliere degnamente Joyce e fargli conoscere Sylvia Beach. Chi voglia incrociare trasversalmente le due vite, e vedere come s’innestino o si disgiungano le fasi della loro carriera letteraria e umana, troverà nel libro di Korg ampio materiale di discussione, restando invero con l’impressione che l’autore, pur attento, abbia involontariamente magnificato l’importanza e il ruolo della Doolittle nella storia comune.
I due continuarono a mantenere un contatto, anche dopo che Pound si trasferì nel ’25 a Rapallo, e si scrissero sempre, fatta eccezione per gli anni della guerra. Molte cose, in effetti, li dividevano, ed erano forse le due diverse lunghezze d’onda su cui conducevano le proprie esistenze: da un lato, il fascismo e le utopie storico-poetiche di Pound, con il suo reinventato Medioevo corporativistico e antiusuraio, dall’altro l’adesione di H.D. alle teorie freudiane e all’occulto nelle sue versioni moderne. Il distacco, pur nella conservazione dell’amicizia, non fu quindi una questione di accoppiamenti e amori. Ezra trovò la donna della sua vita in Olga Rudge, che gli dette la figlia Mary, diventata poi Mary de Rachewiltz; la bisessuale Hilda, dopo il matrimonio con Aldington, le storie con lo scrittore D.H. Lawrence, il compositore Cecil Gray, lo psicologo Havelock Ellis, il maresciallo della RAF Lord Dowding – elenco cui si dovrebbero forse aggiungere i nomi dei suoi analisti Erich Heydt e Freud, i meno punitivi delle sue relazioni -, trovò la compagna della sua vita in Bryer, il cui vero nome era Winifred Ellerman, figlia di un ricco industriale ed essa stessa negli affari, oltre che donna colta e attenta al mondo letterario.
Certo, fa impressione che l’anziana H.D., scrivendo nel ’58 Fine al tormento. Ricordo di Ezra Pound, penasse nel riferire della fugace storia che l’anziano Pound, processato, internato in manicomio e ora prossimo alla libertà, aveva avuto con la giovane bohémienne Sheri Martinelli.

Evidentemente, a cinquant’anni di distanza, a Hilda bruciava ancora che Ezra nel 1908 l’avesse abbandonata.

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