Controcorrente

«Ho fatto un corso per ottenere un certificato di cucina halal»

«Ho ospitato il console di un paese arabo, mi ha promosso»

Antonio Aprile è il titolare del ristorante pizzeria «Il vizio del barone» a Caprarica di Lecce, nel Salento. Da un anno possiede un certificato di cucina halal: ha fatto da apripista ed è diventato uno dei primi locali in Italia a fregiarsi di questo lasciapassare per i gastronauti musulmani.

Signor Aprile, quanti clienti le ha portato il certificato halal?

«Non molti per la verità. In tutto direi una trentina».

Soltanto 30 in un anno?

«A essere sincero, non ho fatto molta pubblicità».

E come mai?

«Contavo sul passaparola interno alla comunità islamica. Ma è stato mio ospite un console di un Paese islamico e se n'è andato molto soddisfatto».

Ha un certificato da esporre?

«Certo, l'ho avuto al termine del corso. Ma ho preferito non appenderlo. Io volevo fare qualche numero in più senza grandi clamori. Tutto quello che arriva in più è benvenuto».

Quanto è durato il corso?

«Un paio di giorni».

E quanto ha speso?

«È passato un anno, non ricordo di preciso. Direi alcune centinaia di euro, con regolare ricevuta. Hanno fatto tutto per bene».

Un corso complicato?

«Non più di tanto. È stato più complesso quello sulla celiachia voluto dall'Azienda sanitaria».

Oltre che halal siete anche «gluten free»?

«Sì. Lì bisogna fare grande attenzione, il cliente può stare molto male. Non si scherza con le intolleranze».

Ma nemmeno con i cibi islamici.

«Io lavoro molto con i gruppi e le comitive, anche di ragazzini in gita, e ormai in ogni pullman ce ne sono 4 o 5 intolleranti a qualcosa».

Chi sono stati i suoi clienti halal? Turisti in vacanza in Salento?

«No, gente che vive in zona da anni».

Quali accortezze deve prendere per servire cibo halal?

«Prendo carne di vitello da una macelleria certificata di Lecce».

Perciò bisogna prenotare per una tavolata halal.

«Assolutamente, la carne macellata secondo le regole coraniche devo procurarla ogni volta».

Altre precauzioni?

«Bisogna fare attenzione con i grassi come lo strutto, ma io qui non l'ho usato mai. E fare attenzione che i cibi halal non vengano a contatto con altri alimenti: vanno evitate le contaminazioni».

E quindi che cosa prevede il suo menu halal?

«Quella che proponiamo noi è una cucina tipica salentina, con molta pasta fatta in casa, pesce e una grande varietà di verdure e legumi. Tutti alimenti che non pongono problemi agli islamici».

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