Cultura e Spettacoli

La Hunziker e De Luigi sbarcano sull’isola dei cartoni

Federico Fiecconi

da Roma

Ecco il Madagascar a cartoni animati di Spielberg e soci: una selvaggia, scatenata commedia animale ambientata fra lo zoo di Manhattan e l’isola africana. Jeffrey Katzenberg, boss della DreamWorks Skg, era ieri a Roma per presentare il film che in 450 copie arriverà nei cinema italiani il 2 settembre. Prima di allora, 50 anteprime estive per creare l’onda anomala da grande evento. «Facciamo questi film per tutti. Li realizzano adulti per gli adulti e anche per i bambini» sottolinea Katzenberg, che a capo dei cartoni Disney ha imparato a far felici le famiglie e oggi con i suoi Shrek e Shark Tale dilata i confini dell’animazione verso un pubblico evoluto, a colpi di satira e strizzate d’occhio. «Speriamo che i grandi non lascino a casa i figli e viceversa».
Madagascar vede protagonista un quartetto di ospiti dello zoo di Central Park. L’idea è che gli animali in cattività, doppiati da voci famose, per una notte si allontanino dalle gabbie per andare a esplorare il mondo esterno. Ma il leone, la giraffa, la zebra e l’ippopotamo, rapiti e narcotizzati, si ritroveranno deportati sotto le palme del Madagascar. Addio pappa pronta: i quattro amici dovranno trovare la chiave per sopravvivere. Sarà dura per il leone Alex (Ben Stiller in originale) non sgranocchiare i garretti dell’amica zebra Marty (Chris Rock).
Stiller e Rock sono state ieri di scena a Roma insieme alle loro controparti italiane. Con loro anche l’afroamericana e filiforme Jada Pinkett Smith, moglie di Will Smith, che per il grasso ippopotamo Gloria passa il testimone in Italia alla bionda e altrettanto snella Michelle Hunziker. Ma le voci dei cartoon non venivano scelte per somiglianza fisica? «Il casting avviene basandosi sulle voci, non sui volti» spiega il co-regista Eric Darnell. «L’ippopotamo Gloria è l’equilibrata leader del quartetto, un ruolo quasi materno che sposa sicurezza a dolcezza. Jada sa comunicare con la voce queste qualità ed e quindi un perfetto ippopotamo di 800 libbre».
La Hunziker si è calata nell’impresa con spirito avventuroso: «Abbiamo lavorato in sala doppiaggio otto giorni filati dalle nove di mattina alle dieci e mezza di sera». Per Rock, irriverente presentatore degli ultimi Oscar, diventare Marty ha significato «vivere con zebre, avere rapporti sessuali con zebre... sono diventato uno di loro e penso che si veda sullo schermo». Il suo alter ego Franz, della coppia di Zelig Ale & Franz, aveva l’aria di essersi divertito: «Bello vedere il leone che inizia a mangiare il sushi per amicizia... E bello per me zebra che il film finisca lì. Poi scommetto che di lì a un mese quello se li è mangiati tutti».
Con Ale è tutto un botta e risposta. Franz: «È stato come ritrovarmi dentro il cast di Supergulp, mi piaceva Nick Carter. Altro che i giapponesi che hanno rovinato i cartoni!». Ale: «In realtà Franz ha ottant’anni e gusti conseguenti. Io sono per il Coyote». Franz: «Sì, ho la maglietta in cui finalmente cattura Roadrunner e gli dice “prova ancora a fare beep beep, stronzo!”». Ale, ma come ci si trova a condividere il palco con le star di Hollywood? «Da quel poco che ho capito Stiller è bravissimo, ha voluto anche fare una foto con me». Franz: «Sì, pensava fosse Alberto Sordi».
Fabio De Luigi è il dinoccolato giraffone Melman (negli Usa la voce è quella del David Schwimmer di Friends): «Il personaggio è piuttosto ipocondriaco e un po’ sulla linea di confine dal punto di vista dell’identità sessuale».
Infine, un occhio ai prossimi impegni. Per De Luigi all’orizzonte c’è un one man show tratto da Il bar sotto il mare di Stefano Benni con il Teatro dell’Archivolto di Genova. Per la Hunziker una stagione tv di alto profilo: «Sono molto contenta per le bellissime prospettive che si stanno definendo con Mediaset. Sono stata in dolce attesa di proposte, ma ora andiamo nella direzione giusta, con l’obiettivo della conduzione di un varietà in prima serata».

Secondo le ultime voci sarebbe uno show insieme a Gerry Scotti dal possibile titolo Zio Gerry.

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