Cronaca locale

I commercianti: "Cambiate Area C. Finestre orarie per lo shopping"

I titolari di tante attività del centro sono disperati: "Ci fanno fallire o licenziare". L’Unione propone un ticket a fasce. Ma D’Alfonso dice no: "La crisi? È generale"

Sono disperati. Il grido di allarme che arriva dai commercianti confinati nell’Area C è il rischio di fallimento. «Tra sei mesi saremo costretti a licenziare tutto il personale, dichiarare il fallimento e chiudere» ripetono come un mantra i titolari dei negozi, che hanno visto calare a picco i propri incassi. In tempi di saldi, per di più. «Tra i 30 e il 70%» ripetono. Non solo, «dai primi monitoraggi emerge che gli ingressi, calati in media del 38% durante la settimana, siano scesi anche il sabato, quando Area C non è in vigore». Il rischio - dicono preoccupati dalla categoria - è che la gente spaventata dall’idea di non potere usare la auto per andare in centro, rinuncia a venire a Milano in auto anche al sabato. «Tutto il mondo del commercio milanese è estremamente preoccupato per la situazione, soprattutto per le prospettive future - spiega Simonpaolo Buongiardino, amministratore dell’Unione del Commercio - ma sappiamo anche che Area C è un provvedimento sperimentale, come ci hanno ripetuto più volte gli assessori, che quindi si può modificare in corso d’opera». Come fare? «Posta la natura del provvedimento, una tassa di ingresso uguale per tutti, si potrebbe pensare a finestre orarie per permettere alla gente di entrare in auto per fare shopping. Oppure, anticipare l’orario di chiusure, magari dalle 19,30 alle 18,30 per permettere ai milanesi di entrare in centro prima che tutti i negozi siano chiusi».
La settimana scorsa si è riunito il primo tavolo di monitoraggio su Area C, tra tre settimane si terrà un altro incontro dove verranno articolate le proposte della categoria da sottoporre a Palazzo Marino. Ma il Comune non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro o di modificare parti strutturali del provvedimento, appena varato. «Una premessa è doverosa - risponde secco Franco D’Alfonso, assessore al Commercio del Comune - i dati parlano chiaro e dicono che sabato scorso sono entrate in centro 40mila auto in più del sabato precedente. Così non sono calate le vendite solo nei negozi del centro, ma dappertutto, in periferia e nella grande distribuzione. Sono i consumi complessivamente a essere scesi». Altrettanto netta è la risposta che riguarda alle eventuali modifiche: «Area C è una misura sperimentale di 18 mesi, dopo i primi 6 correggeremo eventuali errori o difetti di buon senso, ma non ci sono trattative in corso con i commercianti nè faremo alcuna modifica strutturale alla delibera. Non ci sono le ragioni per farle». Infine D’Alfonso si permette un consiglio: «Come ho già detto anche a loro non conviene legare lo shopping al rimborso del ticket, avrebbe un effetto boomerang, creando una barriera artificiale soprattutto per chi viene da fuori».
Intanto la raccolta firme del Pdl per indire il referendum abrogativo va avanti. «La raccolta firme sta procedendo per il meglio - racconta Carlo Fidanza, vicecoordinatore regionale Pdl e membro commissione Trasporti Bruxelles -.

Chiediamo a tutti di contattarci per organizzare incontri nei condomini e nei quartieri per spiegare gli effetti nefasti di area C e arrivare in tempi rapidi alle firme necessarie per indire il referendum».

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