Politica

I deputati tedeschi si danno l’aumento Ma guadagnano la metà degli italiani

Ritocco di 600 euro lordi compensato col taglio delle pensioni. Roma resta imbattibile per stipendi e benefit

da Milano

Per fortuna non siamo ai livelli del Brasile, dove un anno fa un deputato fu accoltellato per protesta in seguito alla crescita del 91%, decisa quasi all’unanimità, degli stipendi dei parlamentari. Ma discussioni e polemiche ce ne sono state, in Germania. Motivo: ieri i deputati si sono aumentati l’indennità del 9,4%. I 613 membri del Bundestag, l’assemblea nazionale equivalente alla nostra Camera, guadagnavano 7.009 euro lordi al mese. Dal prossimo anno ne intascheranno 7.339. Infine, dal gennaio 2009, 7.668 euro.
La notizia consente un confronto tra quanto accade a Berlino e nei palazzi della politica italiana.
Trasparenza. La decisione del Bundestag è stata presa dall’assemblea in seduta pubblica. A favore dell’aumento hanno votato 377 deputati della «grande coalizione», che comprende i socialdemocratici della Spd e i popolari della Cdu/Csu. Contro, si sono espressi tutti i partiti d’opposizione (verdi, sinistra e liberali). La maggioranza si è spaccata: 18 dissidenti hanno votato no, 12 si sono astenuti.
In Italia, le decisioni sul «trattamento economico» dei parlamentari vengono prese non con pubblici dibattiti e voti palesi, ma all’oscuro, in riunioni riservate degli uffici di presidenza di Camera e Senato. La regola è l’unanimità. Le delibere non sono pubblicate su internet.
Gli automatismi. In Germania lo stipendio dei parlamentari era fermo dal 2003. In Italia, la legge del 1965 che regola la materia, prevede aumenti periodici e automatici (in genere biennali), agganciati allo stipendio dei «magistrati con funzioni di presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate». L’ultimo adeguamento della «busta paga» dei nostri parlamentari è scattato a gennaio di quest’anno: circa 200 euro netti mensili. In seguito alle polemiche, i deputati hanno deciso di rinunciarvi. I senatori no: continuano a incassarlo. La Finanziaria in corso di discussione prevede un «congelamento» degli aumenti per i prossimi cinque anni. L’emendamento che prevedeva il dimezzamento dell’indennità base è stato bocciato dal Senato con voto bipartisan.
I vitalizi. Per non fare la figura della «casta», i deputati tedeschi, mentre votavano l’aumento dello stipendio, si decurtavano gli assegni vitalizi. E stabilivano di alzare la loro età pensionabile, con gradualità, a 67 anni. In Italia, anche dopo la recente modifica, i parlamentari possono incassare il vitalizio a partire dai 60 anni.
I rimborsi. In Germania, all’indennità lorda si aggiunge solo un rimborso (non tassato) di 3.720 euro. Con i quali il deputato si paga segreteria, ufficio nel collegio elettorale, eventuali collaboratori. In Italia, invece, tralasciando i numerosi benefit (pasti a prezzo «politico», tessera autostradale, viaggi gratis su treni e aerei) all’indennità base si aggiunge una miriade di contributi extra non tassati: diaria per le spese di soggiorno a Roma (4.003 euro mensili), rimborso per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori (4.190), rimborso per raggiungere l’aeroporto (circa 1.200), contributo per spese telefoniche (258 euro). Dal prossimo anno non ci sarà più il rimborso per viaggi all’estero, che raggiungeva i 3.100 euro annui.
A conti fatti, lo stipendio complessivo dei deputati italiani è di circa 15mila euro netti (per i senatori è ancora più alto). Più del doppio di quello dei colleghi tedeschi, anche dopo l’aggiornamento deciso ieri dal Bundestag.
L’etica. Come si dice casta in tedesco? Non si dice. Il parlamentare italiano incassa i rimborsi senza obbligo di rendicontare le spese sostenute. Esemplare il caso dei portaborse pagati «in nero» poche centinaia di euro. In Germania, il controllo è ferreo. Nel 2002, il deputato verde di origine turca Cem Özdemir finì nei guai per molto meno: aveva usato per un viaggio privato a Parigi i punti premio della tessera aerea «millemiglia» accumulati grazie a voli istituzionali. Roba da poche migliaia di euro.
Fu costretto a dimettersi.
giuseppe.

salvaggiulo@ilgiornale.it

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