Cronaca locale

I musei milanesi? Sono poco conosciuti e ancor meno visitati

La Cena di Emmaus di Caravaggio a Brera? I milanesi preferiscono il mastodontico Toti, il sottomarino che campeggia nel grande capannone del Museo della Scienza. La Pietà Rondanini al Castello Sforzesco? Molto meglio i modelli storici di Leonardo, in bella mostra tra le collezioni di via San Vittore. Già, perché dal gennaio 2011 a oggi, il Museo della Scienza Leonardo da Vinci, con 196mila visitatori, ha battuto sia le collezioni del Castello (fermo a 163mila), sia la Pinacoteca di Brera, scesa a 119mila presenze.
È quanto emerge dai primi dati di affluenza del 2011. Che per i musei milanesi sono tutt'altro che confortanti, nonostante le «new entry» dell'ultima stagione. Prendiamo il Museo del Novecento all'Arengario, reinventato dall'architetto Italo Rota e osannato dai media per le lunghe code di questo inverno. Rispetto a fine febbraio - quando cioè stava per concludersi la fase di promozione gratuita - ha perso ben 100mila visitatori. Passando, in appena tre mesi, da 127mila a 25mila presenze, superato dal Museo della Scienza, che con i suoi 40.765 biglietti venduti ad aprile e i 33.957 di maggio risulta essere il più frequentato degli ultimi due mesi. E che dire della Pinacoteca? Il museo, già sotto i riflettori per l'annosa questione della «Grande Brera», continua a perdere pubblico: appena 118.627 visitatori da gennaio a oggi, contro i 148mila dello scorso anno nello stesso periodo, e i 204mila di due anni fa.
Tirando le somme, in questi cinque mesi i musei pubblici di Milano hanno totalizzato appena 1.174.234 visitatori. Che equivale pressappoco - senza scomodare le grandi capitali dell'arte come New York, Londra, Parigi, Berlino, Roma o Firenze - al numero di biglietti venduti in sei mesi, nel 2010, dal solo Museo Nazionale della Corea di Seul (1.533.955) o dal Centro Cultural Banco do Brasil (1.158.861). Ma diamo uno sguardo alla classifica milanese. In pole position, nonostante il tracollo dell'ultimo periodo, si colloca l'Arengario (387.304), seguito dal Leonardo da Vinci (196.038) e dai musei del Castello Sforzesco (163.025). Quarta la Pinacoteca di Brera, con 118.627 presenze. Cifre irrisorie rispetto alla media europea: escludendo mostri sacri come il Louvre (4milioni e 250mila visitatori soltanto nei primi sei mesi del 2010), basta dare un occhio, per esempio, al Residenzschloss di Dresda: lo scorso anno è stato visitato da un milione e 287mila persone. E il Kelvingrove Art Gallery di Glasgow? Un milione e 71mila. Bene anche per il MerseySide Maritime Museum di Liverpool: un milione e 27mila. E in Italia? Anche qui il confronto è ben poco dignitoso per i musei della Madonnina, superati nel 2010 addirittura dalla Reggia di Caserta (601.614) e dal Museo del Cinema di Torino (565.762).
Anche tra gli ultimi nati le sorprese non mancano. Il Museo Archeologico, nuova promessa di questa primavera grazie al rinnovato allestimento di corso Magenta, a ridosso dalla chiesa di San Maurizio, ha registrato a maggio appena 9.481 visitatori. Che, seppur raddoppiati rispetto ai mesi precedenti il restyling, restano comunque ben al di sotto delle aspettative. Ben peggiori le sorti dei musei della Moda e del Risorgimento, nati anch'essi, evidentemente, sotto una cattiva stella. Nonostante i clamori mediatici, in parte legati al 150esimo dell'Unità d'Italia, suscitano ben poco interesse tra il pubblico milanese: il primo, a Palazzo Morando, non supera di media i 1.500 visitatori mensili (eccezion fatta per la mostra di marzo dedicata a Marta Marzotto: 3.566 presenze); il secondo, a fine maggio, ha sfiorato appena la soglia di 1.800 biglietti venduti. Fanalini di coda, i semi-sconosciuti Antiquarium Alda Levi (559 visitatori), la Cripta di San Giovanni in Conca (387 in aprile) e la piccola casa-museo Francesco Messina (735).

Quanti di voi ne conoscono l'indirizzo? E soprattutto: perché i milanesi che si mettono in fila per Arcimboldo o per Dalì snobbano i musei civici? Colpa degli orari o di un format obsoleto, quello di un mero contenitore di collezioni e non di un accogliente luogo di svago e di aggregazione con laboratori, postazioni Internet, caffetterie e punti di ristoro,come avviene in tutti i moderni musei internazionali? Ipotesi che andrebbero considerate, in vista non solo del progetto «Grande Brera» - che probabilmente non vedrà la luce prima di un lustro -, ma anche degli attesi musei delle Culture del mondo all'ex Ansaldo e dell'Arte Contemporanea a Citylife.

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