Cronache

La guerra santa in nome di Dio, alle spalle del Papa

Hanno dichiarato guerra al Papa e sono accusati di fondamentalismo. Che sia l'inizio di una nuova scissione?

La guerra santa in nome di Dio, alle spalle del Papa

Fondamentalismo cattolico. Un accostamento sorprendente, abituati come siamo a pensare a quello islamico, torvo, violento, sanguinario. Fondamentalisti sono gli jihadisti, le milizie dell'Isis, i Paesi (sempre più numerosi) che adottano la legge coranica come norma fondamentale dello Stato. È un'idea che richiama rigore e intransigenza nel riferimento letterale ai testi sacri delle religioni unito alla violenza (fisica e verbale) per imporli di nuovo. Prende fiato soprattutto nei periodi di cambiamento a salvaguardia appunto dei fondamenti. Difesa, arroccamento, ritorno alle origini. In questo senso l'idea di fondamentalismo viene estesa da alcuni intellettuali anche alla galassia, sempre più numerosa e rumorosa, dei cattolici critici verso Papa Francesco e le novità che sta introducendo a poco a poco nella Chiesa. È un movimento organizzato solo in parte, che si articola soprattutto sui social network, pronto a scattare davanti alle scelte di Bergoglio e permaloso se viene preso di mira, come del resto lo è chiunque venga inquadrato in un mirino.

È un fatto, però, che molti scritti su siti e giornali usano spesso toni esagerati, canzonatori verso il Papa, con vignette che se fossero pubblicate altrove farebbero gridare allo scandalo. Un esempio su tutti: un fotomontaggio pubblicato da uno degli intellettuali cattolici più accaniti contro Bergoglio, Alessandro Gnocchi, lo raffigura vestito da Lutero che sghignazza davanti a un crocifisso infranto a terra. Lo si trova nella rubrica «Fuori moda» sul sito Riscossacristiana.it. In questi termini, la contestazione antiromana è senza precedenti.

SCAMBIO DI RUOLI

In nome della fedeltà alla tradizione si attacca il custode e garante del «depositum fidei»: il Papa. È una contraddizione curiosa. Questi ambienti se la prendono con papa Francesco contrapponendolo a Benedetto XVI benché il vero rivoluzionario sia quest'ultimo: senza le dimissioni di Ratzinger, Bergoglio sarebbe ancora a Buenos Aires. Al tempo di Wojtyla e Ratzinger, dai conservatori partivano accuse di insubordinazione verso chi contestava il Papa anticomunista, il «pastore tedesco» della fede, le censure alla teologia della liberazione e la difesa dei «valori non negoziabili». E si taceva invece su iniziative come le preghiere interreligiose di Assisi, le visite alle moschee, le aperture ecumeniche. Il Papa è il Papa e non si discute. Ora il campo è rovesciato, quanti chiedevano obbedienza adesso disobbediscono e pretendono di insegnare al pontefice che cos'è la vera tradizione fissando loro il limite oltre il quale il successore di san Pietro va considerato eretico e traditore.

Ma per queste frange è corretto parlare di fondamentalismo, sinonimo di un'intolleranza sanguinaria più che verbale? A proporre il concetto è stato uno dei più autorevoli sociologi delle religioni, il professor Massimo Introvigne. Ha individuato questa categoria per identificare le frange tradizionaliste che contestarono il presunto «modernismo» dei papi Leone XIII e Pio XI, e per quanti successivamente se la sono presa con il Concilio e i pontefici degli ultimi cinquant'anni. «Il fondamentalismo spiega Introvigne è nato nella seconda metà dell'800 in ambito cristiano, nel protestantesimo, e solo un secolo dopo è stato applicato all'islam. Gli ambienti conservatori erano orgogliosi di quel titolo, prodotto da una reazione al nuovo e dal desiderio di tornare alle origini. Un'idea di purezza ed essenzialità legata al principio Sola scriptura: vale unicamente ciò che è scritto nei testi sacri».

Il cattolicesimo però non è Sola scriptura, non è una religione del libro ma l'incontro con un uomo, Gesù di Nazaret. Non è una forzatura parlare di fondamentalismo? Risponde Introvigne di no: «Se i fondamentalisti protestanti si richiamavano alla lettera della Bibbia, i cattolici si rifanno alla Tradizione. Cristo non ha scritto una riga, non ha lasciato libri ma successori, persone vive, in carne e ossa: gli apostoli e i papi. Sono il pontefice e i vescovi uniti a lui che definiscono cosa sia la tradizione oggi. Il fondamentalismo cattolico impugna la tradizione contro il Papa. O meglio, un'idea prefissata di tradizione».

LE ACCUSE

Sembra un dibattito teologico per iniziati. Non lo è più da quando lo stesso papa Francesco ha fatto proprio questo concetto. Ne ha parlato nel 2014 in un'intervista al quotidiano spagnolo La Vanguardia: «Nelle tre religioni abbiamo i nostri gruppi fondamentalisti, piccoli rispetto a tutto il resto. Un gruppo fondamentalista, anche se non uccide nessuno, anche se non picchia nessuno, è violento». Concetto ripreso più volte, l'ultima a luglio nel ritorno dalla Polonia: «Anche noi abbiamo i nostri fondamentalisti».

A chi si riferiva? Francesco non l'ha specificato. Magari intendeva le voci critiche «storiche»: i nemici del Concilio, i sedevacantisti, i lefebvriani e quanti lo considerano un antipapa al pari dei pontefici dopo Pio XII. Ma Introvigne si dice preoccupato piuttosto dalla «realtà più diffusa e informale di persone che non aderiscono a questi gruppi, vanno a messa nella loro parrocchia o alla messa tradizionale in latino, ma sviluppano, divulgano o assorbono posizioni fondamentaliste».

Il sociologo ha sintetizzato le sue idee in un lungo colloquio con la rivista culturale online Lanuovaeuropa.org la quale si occupa dell'ortodossia russa e conosce bene le fazioni fondamentaliste e antiecumeniche che, per esempio, considerano eretico il patriarca Kirill per l'incontro a Cuba con papa Francesco. Il web-periodico si è chiesto se la paura del nuovo, il sentirsi minacciati possa riguardare anche i cattolici. All'intervista con Introvigne Lanuovaeuropa.org ha fatto seguire una mappa dettagliata del «fondamentalismo diffuso» ripresa da altri giornali.

Apriti cielo. La suscettibilità di questi gruppi è esplosa sui social network e sui blog con accuse e perfino insulti verso gli autori dei saggi, in realtà scritti senza toni polemici né acrimonie. Reazione che farebbe pensare a un nervo scoperto. Le punte più oltranziste di questa contestazione antipapale non si limitano a parlare di «resistenza» al magistero di Francesco, ma lo accusano apertamente di essere traditore (come quando ha celebrato i 500 anni della Riforma di Lutero) ed eretico, con l'esortazione apostolica dopo il sinodo sulla famiglia.

Così, per esempio, a proposito del clamoroso appello di quattro cardinali a chiarire presunte ambiguità dell'Amoris Laetitia, il sito Corrispondenzaromana.it scrive: «Circola in Vaticano ed è attentamente studiato da teologi e prelati lo studio di Arnaldo Xavier da Silveira, Ipotesi teologica di un Papa eretico, pubblicato dall'editore Marco Solfanelli di Chieti. L'iniziativa dei quattro cardinali si inserisce in un processo di resistenza che si allarga ed è solo alle sue prime fasi. Ne vedremo gli sviluppi nei prossimi mesi». Quasi il preannuncio di una scissione.

NUOVO SCISMA?

L'insistenza bergogliana sulla misericordia, che pure è il cuore dell'insegnamento di Gesù, viene contrapposta alle tavole della legge. Il viaggio in Svezia e le aperture ai divorziati risposati sono stati come il drappo rosso per un toro. Per Introvigne si tratta comunque di correnti minoritarie, inversamente proporzionali all'eco che suscitano sul web: «Anzi, mi stupisce il loro scarso successo. All'epoca del Concilio Vaticano II avvennero vere rivolte contro le novità liturgiche e dottrinali, culminate nello scisma di monsignor Lefebvre. Qui non avverrà nulla del genere. Sono professionisti del web che sanno come farsi sentire».

Ma nelle ultime settimane s'è verificato un salto di qualità. La lettera dei quattro cardinali, uno dei quali non esclude un atto di «correzione» per il Papa, è clamorosa. La facoltà di assolvere dal gravissimo peccato di aborto estesa a tutti i preti (e non più esclusiva dei vescovi) è suonata a molti come l'ennesima scivolata del Papa verso il lassismo morale e la svendita della fede, altro che Vatileaks. In un'intervista all'Avvenire, il quotidiano dei vescovi, Bergoglio ha risposto così: «Alcuni continuano a non comprendere, o bianco o nero, anche se è nel flusso della vita che si deve discernere». Certi rimproveri «sono fatti con spirito cattivo per fomentare divisione. La Chiesa non è un campo di calcio che cerca tifosi».

E a ogni buon conto, le critiche «non mi tolgono il sonno».

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