Medicina

I pazienti ipertesi che soffrono di emicrania hanno maggiori probabilità di subire un ictus

Nuovo allarme per gli ipertesi. Lo studio multicentrico «Miracles», condotto per un anno su 3118 pazienti, ha accertato che l'emicrania può (associata ad alti valori pressori) favorire l'insorgenza di un ictus cerebrale e - nel caso di soggetti giovani, in particolare di donne che fumano o assumono contraccettivi - rendere precoce questo gravissimo evento cerebro-vascolare che può essere drammatico.
Lo studio «Miracles», interamente italiano, ha interessato dieci strutture di cardiologia e dieci centri per le cefalee. Lo hanno coordinato: il professor Giuseppe Mancia, noto a livello internazionale per i suoi studi e per aver elaborato, nel 2007, le linee-guida per il trattamento dell'ipertensione arteriosa; il professo Lorenzo Pinessi dell'università di Torino, presidente della Società italiana per lo studio delle cefalee; il professor Enrico Agabiti Rosei dell'università di Brescia; il professor Giorgio Sandrini, dell'Istituto neurologico Mondino. Presentando i risultati di questo studio, il professor Mancia ha voluto ricordare l’altissima frequenza dell'ictus cerebrale, uno ogni 5 secondi, e le sue rovinose conseguenze: quattrocentomila morti l'anno in Europa e in trenta casi su cento la perdita della mobilità. L'ipertensione, ha detto, e il più alto fattore di rischio per l'ictus (solo in Italia gli ipertesi sono 13 milioni). Essendo una malattia asintomatica sono numerosi i pazienti (30-40%) che interrompono i trattamenti, rischiando gravi eventi cerebrovascolari. L'emicrania associata all'ipertensione aggrava notevolmente il quadro clinico. Il professor Pinessi ha precisato che il 20 per cento dei pazienti affetti da emicrania «severa» (con aura) e da ipertensione, ha forti probabilità di andare incontro all'ictus cerebrale. Per questo, ha aggiunto, bisogna curare subito le forme più gravi di emicrania (a tutt'oggi, come attestano molti trials, i triptani si sono dimostrati particolarmente efficaci) e ridurre al tempo stesso i valori pressori. È noto infatti che un'appropriata terapia anti-ipertensiva riduce del 40 per cento il rischio di ictus.
Il professo Agabiti Rossi ha affrontato l'aspetto socio-economico del problema e la necessità di fare attenti controlli in particolare dopo i cinquant'anni. I farmaci sartani, antagonisti dell'angiotensina 2, si sono dimostrati utilissimi.


Da parte sua il professor Giorgio Sandrini ha esortato i medici italiani ad essere più attenti nell'assistenza ai pazienti emicranici: sia perché si sentono e sono prigionieri del loro dolore, sia perché lo studio «Miracles», appena concluso, ha dimostrato che esiste anche il rischio di ictus.

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