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I pm di Napoli non mollano il Cav

Mentre il gip Amelia Primavera ribadisce che l'inchiesta è di competenza romana, nella discussione davanti al Riesame i pm hanno prospettato l’ipotesi di un reato diverso che si potrebbe contestare agli indagati. Si tratta dell’articolo 377 bis che punisce l’induzione a fare dichiarazioni mendaci davanti all’autorità giudiziaria

I pm di Napoli non mollano il Cav

Napoli - I pm partenopei tornano all'attacco. Mentre il gip Amelia Primavera ribadisce che l'inchiesta è di competenza romana, nella discussione davanti al Riesame i pm Curcio, Piscitelli e Woodcock hanno prospettato ai giudici anche l’ipotesi di un reato diverso che si potrebbe contestare agli indagati in alternativa all’estorsione. Si tratta dell’articolo 377 bis che punisce l’induzione a fare dichiarazioni mendaci davanti all’autorità giudiziaria. Una ipotesi che sarebbe possibile formulare, secondo i pm, sulla base dei nuovi atti dell’inchiesta sulle escort condotta dalla procura di Bari che sono stati allegati al fascicolo dell’inchiesta sul presunto ricatto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Gli arrivati a Roma In mattinata sono giunti alla procura di Roma gli atti dell’inchiesta napoletana. I pm hanno iscritto nel registro degli indagati l’imprenditore Gianpaolo Tarantini, la moglie Angela Devenuto e del direttore dell’Avanti, Valter Lavitola. Sono accusati di estorsione. Il fascicolo è stato affidato dal procuratore Giovanni Ferrara al pool di pm coordinato Pietro Saviotti. In merito alla misure cautelari, gli inquirenti romani attenderanno la decisione del Riesame che è chiamato a decidere in merito alla remissione in libertà o alla attenuazione delle misure nei confronti dei tre indagati. La procura di Roma ha, comunque, tempo fino al 10 di ottobre prossimo per decidere sulle eventuali misure cautelari. Il termine, di venti giorni, è scattato il 20 settembre scorso quando il gip di Napoli ha dichiarato la competenza di Roma sull’indagine. Al momento Lavitola risulta latitante, Tarantini è detenuto presso il carcere di Poggioreale mentre la moglie si trova agli arresti domiciliari.

I pm di Napoli contro il gip Nel pomeriggio si è, poi, conclusa, dopo circa quattro ore, l’udienza davanti al Riesame chiamato ad esaminare le istanze delle difese di Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola. A quanto si è appreso la procura di Napoli ha ribadito la questione della propria competenza territoriale sostenendo che l’autorità giudiziaria partenopea debba essere titolare dell’indagine in quanto non è ancora stato accertato il luogo in cui avrebbe avuto inizio il reato.

In subordine, i pm ritengono che la competenza possa essere anche della procura di Lecce che conduce l’indagine sui presunti ritardi nell’inchiesta di Bari sul giro di escort. Il tribunale si pronuncerà lunedì prossimo

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