Cronaca locale

I redditi dei milanesi sono un «giallo» Auto di lusso con mille euro al mese

È possibile trarre qualche insegnamento dalla discussa vicenda della diffusione on line dei redditi degli italiani? Al di là delle polemiche sulla legittimità o meno dell’iniziativa presa dall’Agenzia delle entrate, al di là del pruriginoso piacere che può dare questa sorta di voyeurismo fiscale, i dati «spiati» in queste ultime settimane ci raccontano senz’altro qualcosa sul nostro Paese. Ma che cosa?
Per restare alla realtà milanese, ci dicono per esempio che i conti non tornano. O che, quanto meno, presentano numerosi elementi di perplessità dietro i quali, a voler essere malfidenti, si sente odore di evasione.
Contraddizione
È sufficiente inserire le informazioni diffuse dall’Agenzia delle entrate in un qualunque database e armarsi di pazienza. I risultati non tarderanno a venire. E a stupire. Proprio come è accaduto a Paolo Palmisano, un giovane milanese dipendente di banca, abituato a destreggiarsi tra i numeri, che si è preso la briga, è proprio il caso di dirlo, di compiere questo lavoro certosino. «Ho un bambino piccolo. Diciamo che ho trovato un modo utile per impiegare le notti insonni. È iniziato come un gioco, ma poi i dati che man mano emergevano mi colpivano sempre più».
E allora vediamo di analizzarli nel dettaglio questi dati, incrociando cifre, categorie professionali e modelli fiscali.
Il reddito medio dei 973.662 contribuenti milanesi nel 2005 è stato di 27.758 euro, con un 86% della popolazione che ha dichiarato di non arrivare ai 40mila euro all’anno e un 56% che guadagna meno di 15mila euro l’anno. Significa che oltre metà della popolazione cittadina non arriva a guadagnare 1.250 euro al mese. Anche meno, se si pensa che in questa fascia di reddito rientra l’80% dei lavoratori dipendenti, che presentano il Cud, e per i quali, dunque, bisogna dividere il guadagno annuale almeno per tredici mensilità: quindi, poco più di mille euro al mese.
Sospetto
Se le cose stessero davvero in questi termini, dovremmo evincere che oltre la metà della popolazione milanese vive al limite della sussistenza, se non addirittura al di sotto. Tanto più che anche il 40% di chi presenta il 730 e circa il 48,8% dei modelli Unico (per il 32% lavoratori autonomi) dichiara meno di 15mila euro. Se pochi dubbi ci sono sul fatto che i l’80% dei lavoratori dipendenti (Cud) sia effettivamente sotto la soglia dei 15mila euro annui, come dichiarato nella denuncia dei redditi, molte perplessità lascia invece il resto del quadro, che risulta quanto meno sfocato se si paragonano questi numeri con altri dati. Quelli, per esempio, delle immatricolazioni auto per il 2005: 186.492 nuove macchine immatricolate, di cui circa 19.300 tra auto di lusso, fuoristrada e sportive. Peccato che i milanesi che nel 2005 hanno dichiarato un reddito superiore ai 500mila euro siano stati solo 1.635, lo 0,17% del totale dei contribuenti meneghini.
Nuovi poveri
Già da queste prime, schematiche informazioni, le incongruenze disegnano un panorama poco plausibile, che lo diventa ancora meno entrando nel dettaglio delle classi di attività. Sono 94mila i contribuenti milanesi con attività imprenditoriale o autonoma nel 2005, pari a circa il 10% del totale. Bene, il 48,8% di questi ha dichiarato meno di 15mila euro. Dato che fatica a reggere, specie se si considera la sua «distribuzione professionale»: di questi 94mila autonomi, nel 9% dei casi si tratta di avvocati, l'8% opera nei servizi alle imprese e quasi il 5% è costituito da architetti. Si tratta dunque, per la maggior parte, di professionisti, di quella middle class che era (e aveva) il mito della Milano da bere. Bene, se stiamo alle dichiarazioni dei redditi di queste categorie, scopriamo, per esempio, che oltre il 30% degli studi di architettura di Milano nel 2005 ha dichiarato un reddito medio di 7.840 euro, cioè 653 euro al mese. Analogamente, il 7% dei commercialisti ha dichiarato poco più di 8mila euro di reddito medio, 666 euro al mese. Che architetti e commercialisti siano la nuova classe operaia e noi non ce ne siamo accorti?
Lusso
«Dovremmo dedurne che i professionisti sono i poveri del nuovo millennio - si chiede Palmisano - ma ciò che vediamo intorno a noi camminando per le strade racconta una realtà molto diversa, dove il denaro circola».


Forse, allora, il silenzioso messaggio lanciato dell’Agenzia delle entrate con la pubblicazione dei redditi degli italiani è quello di spingere ad andare a vedere da dove viene quel denaro che gira, per esempio su quei Suv che sempre più numerosi sfrecciano per le strade di Milano (e non solo).

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