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I Savoia all’asta dei loro gioielli: «Compreremo il nostro tesoro»

I Savoia all’asta dei loro gioielli: «Compreremo il nostro tesoro»

da Milano

«Vedremo cosa riusciremo a salvare. Ma, certo, sarebbe stato meglio parlarne prima in famiglia...», dice Emanuele Filiberto di Savoia. La voce è pacata. Ma il principe, figlio di Vittorio Emanuele, non nasconde il suo disappunto sulla decisione della zia, Maria Gabriella, di mettere all'asta i gioielli già appartenuti alla regina Maria José, morta nel '94. Saranno venduti da Christie's a Londra in due tornate, oggi e il 27 giugno. Il pezzo più pregiato è il diadema in oro, argento, diamanti creato da Fabergé nel 1890: base d'asta, 900mila euro. E poi quadri, tappeti, argenterie, monili... Finiti all'incanto «per pagare - sostiene Maria Gabriella - la tassa di successione, un milione di euro, al fisco».
Dunque domani ci sarà anche lei all'asta?
«La mia famiglia ha deciso di partecipare all'asta per recuperare alcuni pezzi che, al di là della preziosità, rappresentano un valore storico per Casa Savoia. Cercheremo di gareggiare, certamente sarebbe stato meglio parlarne prima in famiglia...».
Il 13 giugno è anche la data in cui 61 anni fa il re Umberto II andò in esilio.
«Sono molto addolorato che Maria Gabriella abbia deciso di mettere all'asta quella parte di oggetti e gioielli appartenuti a nonna, mi chiedo inoltre se fosse stato più opportuna una data meno significativa non solo per Casa Savoia ma per tutti gli Italiani. Vede, associo sempre il 13 giugno a mio nonno e al suo dolore per non essere più potuto rientrare in Patria».
Lo Stato italiano avrebbe dovuto intervenire per evitare che il patrimonio oggi all'asta vada disperso ?
«Certamente lo Stato avrebbe potuto partecipare ma credo non esista la volontà politica per ritrovare le radici della nostra storia Patria che, ovviamente, coincidono con l'opera svolta da Casa Savoia».
Uno Stato «smemorato»?
«Se così non fosse avrebbero già accettato il mio invito ad esporre permanentemente i gioielli della Real Casa ancora sepolti nei caveau della Banca d'Italia».
Tra quelli che saranno battuti oggi qual è l'oggetto più prezioso?
«Guardi, tutti parlano del diadema di Fabergé, per me i pezzi più pregiati sono le foto che teneva nonna sul comodino e sul suo pianoforte. Foto di tante illustri personalità con dedica. Ne ricordo una in particolare a cui nonna era affezionata, era di Arturo Toscanini...».
All'asta anche questa?
«...per poche decine di euro...».
Per i 700 lotti messi in vendita da Maria Gabriella di Savoia si parte da una base d'asta complessiva di 22 milioni di euro. Si parla di un ricavo che arriverà ai 35-40 milioni di euro. Sono esatte queste cifre?
«Sicuramente è un'asta molto importante economicamente, ma mi chiedo se la cifra che verrà raggiunta valga veramente il patrimonio storico di Casa Savoia».
Maria Gabriella di Savoia ha dichiarato di aver dovuto vendere i gioielli per pagare il fisco.
«Devo dire che trovo insolito che si mettano all'asta quasi 700 lotti di tale importanza storica e famigliare quando solo i lotti 210 e 211 dell'asta sono sufficienti a coprire le spese della tassa di successione».
Scusi principe, ma Maria Gabriella ha anche detto di essersi accollata «oneri e onori» perché suo padre, Vittorio Emanuele, dopo la morte della Regina Maria José avrebbe dichiarato: «No, grazie, questa eredità non mi interessa». O no?
«Alla morte della Regina la famiglia commissionò ad una società svizzera la valutazione di quanto rimaneva dell'eredità. All'epoca la stima era talmente bassa che non era plausibile accettare l'eredità. Mi chiedo quindi che provenienza abbiano i lotti presentati dalla casa d'aste di Londra».
Pensa che un giorno l'eredità storica di Casa Savoia potrà essere ricomposta, e potranno essere ricomposti i dissidi in famiglia?
«Io credo nella famiglia e per questo sarò sempre pronto al dialogo con Maria Gabriella, certamente non posso dimenticare come si è comportata con mio padre. Per il bene di Casa Savoia e del suo patrimonio storico, è auspicabile una ricomposizione. Ci sono tante cose importanti da fare per l'Italia e se fossimo uniti potremmo certamente offrire di più a questo Paese che amo profondamente».
pierangelo.

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