Cronaca locale

I senegalesi hanno votato il «bocconiano»

«Il programma di Corritore è il migliore». I presidenti delle sezioni pronti a fotografare gli elettori del centrodestra «infiltrati»

Il segnale «Qui si vota» è Fido legato al guinzaglio e ad un paletto che aspetta il padrone davanti al seggio. Sì perché le code in strada in stile 16 ottobre sono rare, anche se l’affluenza è buona. E gli annunciati infiltrati di centrodestra non si sono visti, ma gli scrutatori erano pronti: macchina fotografica in borsa e videofonino a portata di «click» per immortalare l’intruso. «Ieri ho mandato una e-mail a tutti presidenti di seggio perché portassero le macchine fotografiche: se arrivasse un consigliere di zona o un politico di destra vogliamo essere pronti» conferma Emilio Ratti, segretario organizzativo di una quindicina di seggi in zona 3. I 124 seggi distribuiti per tutta la città hanno un trantran standard: mattinata fiacca, deserto di mezzogiorno, poi un crescendo pomeridiano grazie alla tregua del maltempo e allo stop al traffico revocato a 24 ore dal voto. Calma piatta in via Pace dove ha votato Bruno Ferrante e che invece sembra il quartier generale di Milly Moratti con due grandi primi piani della «vera alternativa» davanti al cancello. Traffico sostenuto nelle tre stanzette della Cooperativa Il Tropico, il seggio di Dario Fo. Tre scatole per l’obolo obbligatorio, tre cartoni bianchi che fanno da paravento e da cabina elettorale, ma il consenso sull’artista non sembra unanime: «Volevo votare Fo, ma poi ho scelto Corritore. Ferrante? Nemmeno per sogno», confida ad un amico un ragazzo col pizzetto e il casco in mano. «Vincerà chi ho votato io» dice sibillina la moglie dell’ex sindaco Aldo Aniasi, con lei Bruno Pinciara, amico del primo cittadino morto ad agosto: «Iso avrebbe voluto Ferrante perché è una persona equilibrata». Si discute sui nomi, per nulla sui programmi. I più informati sembrano i senegalesi. «Sabato sera eravamo una cinquantina in un negozio di via Settembrini - spiega Seye Modou -. Abbiamo letto i programmi e quello di Corritore era il migliore». Il voto dei nati a Dakar in via Pergolesi, come in Paolo Sarpi è andato al bocconiano di 47 anni, per il resto gli immigrati al voto sono stati una manciata per seggio: qualche decina in piazzale Loreto, cinque a metà pomeriggio al Circolo «25 aprile» di via Canaletto. Pochi gli inconvenienti tecnici nelle primarie versione Milano: le 150mila schede stampate non corrono il rischio di esaurirsi, fotocopie a ripetizione per firmare il «No» alla riforma della Costituzione. L’unico rischio in serata è che finisca la benzina per le stufe che scaldano i seggi all’aperto: nel gazebo di Loreto si fa economia di carburante e si incrociano le dita, mentre gli organizzatori pensano già ad una visita ai distributori automatici. All’estremo sud, in via dei Missaglia, chi vuole arrivare all’urna deve dragare il parcheggio-acquitrino del bocciodromo, ma c’è anche chi lo fa e poi non vota: «Sono di sinistra, ma non partecipo - spiega Angelo Angelini -.

Secondo me è inutile, per cui ho fatto una partita a scopone».

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