Controstorie

I trasporti più efficienti? Sorpresa, sono in Malawi

Con i biglietti a fasce di reddito, le corse sui mezzi volano (+80%) e il traffico crolla (-65%)

I trasporti più efficienti? Sorpresa, sono in Malawi

C'è un film, L'ultimo re di Scozia, diretto da Kevin Macdonald, che cristallizza nel migliore dei modi come si viaggia su un pullman nell'Africa nera. Il protagonista della pellicola, James McAvoy, deve raggiungere un villaggio nel cuore dell'Uganda partendo dalla capitale Kampala. Le immagini sono un perfetto caleidoscopio del disordine organizzato, tra venditori ambulanti, che sequestrano i sedili consunti con merce di ogni genere, bambini che piangono allo sfinimento e madri sull'orlo di una crisi di nervi. Ciascuno plasma il proprio corpo in modo da sfruttare ogni centimetro di spazio, ma proprio quando si trova qualcosa di simile a un equilibrio ecco che cominciano le fermate, spesso improvvisate in funzione delle esigenze. E siccome la gente ha tonnellate di bagagli, ma lo spazio per passare non esiste, viene improvvisata una catena umana dove l'uno con l'altro si passano tutti gli oggetti fino a farli uscire dal bus. Un sacco, una cesta, un ombrello, qualche gallina. Poi arriva un cavolo, del pesce essiccato, un neonato e un altro ancora. La catena umana funziona, si roda in poco tempo e in fondo crea anche un po' di spirito di comunione.

L'eccezione che conferma la regola arriva dal Malawi, nazione tristemente conosciuta per lo sfruttamento del lavoro minorile nelle piantagioni di tabacco, ma oggi in cerca di riscatto. A quelle latitudini è avvenuto un piccolo miracolo innescato dalla lungimiranza di Francis Kasaila, il ministro dei Trasporti. Dal gennaio del 2018 è stata infatti allestita un'offerta di servizio per ricchi, per la classe media e per i poveri. La strategia è quella di venire incontro alle esigenze della variegata clientela, adattando prezzi e servizi. L'esperimento è iniziato su una delle tratte più trafficate: i 300 km che collegano la capitale Lilongwe a Blantyre, il principale polo commerciale della nazione. La fascia alta paga l'equivalente di 15 euro, quella media 9 euro e i meno abbienti 6 euro. «Dobbiamo aspettare che l'autobus sia pieno prima di partire, questo è l'unico modo per rendere redditizi i bus popolari - spiega il ministro -. Con gli autobus di classe superiore invece partiamo in orario anche se abbiamo da 20 a 10 persone. Diversificare il prezzo dei biglietti ha avuto un successo che è andato ben oltre le nostre aspettative. Grazie agli introiti siamo riusciti a costruire nuove stazioni, terminal e garage». Dopo un anno i pullman sono ovunque nel Paese: il trasporto pubblico è aumentato dell'80%, quello di auto e moto è diminuito del 65%. È cambiato soprattutto l'approccio al viaggio, con l'estinzione di figure «mitologiche» come quella del controllore: in genere un ragazzo con un mazzo di banconote luride in mano, che urlava tutto il giorno dal finestrino la direzione, destinazione e costo (che diminuiva man mano che ci si avvicinava al capolinea). Il controllore esordiva con una voce roca e ombrosa, invitando con ampi gesti delle braccia la gente a entrare sul suo minibus piuttosto che su quello che si affiancava a distanza di pochi secondi. Oggi ci sono regole, anche perché puntare sulla gomma è diventato vitale per il Malawi dopo che l'azienda ferroviaria ha dichiarato bancarotta. I furti di carburante, perpetrati dai macchinisti che fermavano i convogli in aperta campagna per vendere sottobanco il combustibile, hanno messo in ginocchio il trasporto su rotaia.

In Malawi hanno compreso che un sistema pubblico di trasporti efficiente sarebbe vitale per il futuro del continente nero, considerando anche le implicazioni nell'economia delle città e nella loro vivibilità. Una grossa assenza che si nota anche negli interventi politici: il trasporto pubblico dovrebbe rappresentare il servizio statale per eccellenza, una priorità da affrontare per lo sviluppo del territorio e per il benessere dei cittadini che lo abitano. In Africa, Malawi a parte, non è un tema degno nemmeno delle campagne elettorali. Tutti gli spostamenti avvengono tramite i così detti matatu, piccoli van Toyota da quindici posti che raccolgono i passeggeri lungo un itinerario prestabilito, secondo una pianificazione, invece, del tutto imprevedibile. Si fermano in stazioni caotiche, viaggiano lungo strade che, con le piogge, diventano fango. Incurante dei suoi limiti, il matatu sfreccia nel traffico più impensabile, cercando di arrivare a destinazione il prima possibile. Il guadagno giornaliero di conducente e bigliettaio dipende infatti dal numero di corse effettuate: più tratte riusciranno a gestirsi nell'arco delle 24 ore, più alto sarà il numero di monete messe in tasca a fine giornata. Certo il sistema non premia la qualità del viaggio e la prudenza: il numero di persone a bordo viene spesso aumentato a dismisura, lasciando ai passeggeri poco spazio per respirare. Il desiderio di guadagnare sulle corse spinge il conducente a correre nel traffico, insistendo spesso su punti di snodo strategici, contribuendo alla creazione di ingorghi difficili da superare.

Il ministro Kasaila guarda oltre, e lo scorso febbraio ha presentato anche il primo progetto di pullman solare, adottato nei giorni scorsi anche dall'Uganda. L'autobus può trasportare fino a 35 persone sedute, autista compreso, ed è mosso da un motore elettrico alimentato da due batterie. Una viene ricaricata dai 12 pannelli solari installati sul tetto, mentre l'altra può essere ricaricata mentre l'autobus è fermo. Basta un'ora per ricaricarne una. «Con il lancio di questo bus vogliamo fare comprendere che il Malawi ha il potenziale di aggiungere valore in tutto il mondo, in particolare nell'ambito della tecnologia elettrica. Da noi non manca certo il sole e il denaro risparmiato dal carburante lo investiremo per sistemare tutte le infrastrutture del Paese».

In Malawi ci sono circa quindicimila km di strade pubbliche, ma solo poco più di duemila sono asfaltate.

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