I troppi assenti nel catalogo di Asor Rosa
12 Dicembre 2006 - 00:00Inspiegabili poi la «strage» di poeti, da Cucchi a Ruffilli, e la cancellazione di autori e critici come DArrigo e Citati
Il Dizionario delle Opere della letteratura italiana (Einaudi, 2006, due volumi, pagg. 695 e 772, euro 28), diretto da Alberto Asor Rosa e realizzato da una redazione coordinata da Giorgio Inglese con molte decine di collaboratori, è indubbiamente un originale e attrezzato testo di studio e di consultazione, anche se forse Asor Rosa, nella sua breve introduzione, sembra eccessivamente ottimista sullinteresse che tale opera collettiva possa suscitare ai diversi livelli dellapprendimento e dellappropriazione critica di queste duemiladuecentocinquanta schede su massimi, medi, e «minori» (infelice e scolastica definizione dei «non massimi») scrittori; in queste righe si dice «per lestrema semplicità e chiarezza della stesura, queste voci possono indifferentemente servire al colto e al meno colto, allo specialista e allo studente apprendista e alle prime armi, che vuole precisare un concetto, raccogliere uninformazione che non trova nel libro di testo, preparare utilmente la sua prima ricerca, universitaria o liceale che sia». È lecito dubitare del fatto che tali voci possano servire agli «specialisti», mentre se ne potranno indubbiamente giovare lettori colti e meno colti, e soprattutto studenti eventualmente insoddisfatti dei loro libri di testo.
Ma cè unobiezione non trascurabile da fare alla struttura di questa opera: la debolezza della parte riguardante la produzione letteraria degli ultimi anni. Chiariamo meglio: il tempo vola, e sei anni possono essere fecondi di buoni testi, comè avvenuto proprio allinizio del terzo millennio, eppure il Dizionario, alla sua terza ristampa, appare a prima vista invecchiato per quanto riguarda le opere pubblicate, spesso con notevole successo di critica, dopo luscita della prima edizione del 2000. Perché non aggiornare? Pigrizia? Insufficiente informazione? Ingiustificato disprezzo? Ma il fatto meno comprensibile è che non siano presi in considerazione anche autori noti e validi già prima del 2000, ad esempio Sandro Veronesi, Marco Lodoli, Edoardo Nesi, Eraldo Affinati, Edoardo Albinati, Luca Doninelli, Sandra Petrignani, Elisabetta Rasy, Silvana Grasso.
Ma neppure Ermanno Rea con L'ultima lezione, Mistero napoletano, La dismissione, Mario Pomilio con il suo attualissimo romanzo La compromissione e il postumo Una lapide in via del Babuino, Giampaolo Rugarli con il drammatico e incisivo romanzo Il nido di ghiaccio e il coraggiosamente polemico Andromeda e la notte, Salvatore Mannuzzu con quel piccolo capolavoro che è il suo tagliente romanzo Procedura, ed Enrico Emanuelli, autore del libro dal titolo divenuto proverbiale La Cina è vicina e del bel romanzo La congiura dei sentimenti, sono stati ammessi nel «gigantesco Pantheon» (definizione dello stesso direttore dellopera), allinterno dei quale si notano tuttavia altri squilibri di classificazione, quale ad esempio lo schedare tre libri di Alba De Cespedes contro i due ben più significativi di Anna Maria Ortese e lunico di Francesca Sanvitale.
Discutibile inoltre il metodo classificatorio di citare lopera di esordio o più nota ma non sempre più significativa, di alcuni autori: ad esempio Lidia Ravera con Porci con le ali, o Valerio Magrelli con Ora serrata retinae. Resta poi inspiegabile la strage di poeti: in primo luogo Milo de Angelis, ma anche Maurizio Cucchi, Bianca Maria Frabotta, Bartolo Cattafi, Paolo Ruffilli, Valentino Zaichen.
Un aggiornamento fino al 2005 sarebbe stato dunque non solo opportuno, ma necessario ad un testo come questo, nato allinsegna del rigore critico.
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