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Ibra: «Balotelli non ci serve Al Milan siamo già in tanti»

nostro inviato a Milanello

Nonostante gli ottavi di coppa Italia contro il Bari ultimo in classifica siano stati poco più che una formalità, Zlatan Ibrahimovic ha giocato e combattuto manco fosse una finale di Champions. Ha aperto le marcature con un gol dei suoi, contropiede, balletto sul pallone, missile all’incrocio, e ancora una volta ha preso per mano il Milan, segnando la sua sedicesima rete in 25 gare finora disputate con la maglia rossonera. Qual è il suo segreto? Per capirlo non bisogna fare troppi voli pindarici, basta ascoltare la determinazione delle sue parole. «Scudetto, Champions e coppa Italia sono tre competizioni importanti, perché restare in corsa su più fronti dà più stimoli allo spogliatoio: uscire da una di queste competizioni ti toglie atmosfera e voglia, è importante provare a vincere tutte le partite per rimanere motivati fino alla fine». Perché non è da tutti ammettere che il campionato è più divertente adesso, con l’Inter di Leonardo tornata prepotentemente in corsa, piuttosto che vedere una squadra scappare lontano lasciando le altre ad affannarsi per il secondo posto. «Il duello con l’Inter mi diverte, sia noi che loro abbiamo grande esperienza. Il campionato deve essere così, una grande lotta: non è bello quando una squadra scappa e gioca da sola. Con questa intensità, ci sono stimoli per tutti, per rimanere concentrati e per lavorare fino alla fine».
Stimoli, stimoli, stimoli. Zlatan Ibrahimovic vive e si nutre di questo. È scappato dall’Inter, prima, e dal Barcellona, poi, per questo motivo, senza obiettivi non riesce a dare il meglio di sé, al Milan ha trovato nuova linfa per le sue giocate, fin dall’accoglienza riservatagli da San Siro («il più bello stadio al mondo», puntualizza) lo scorso agosto poche ore dopo la sua firma: «Sono venuto al Milan con grande voglia e motivazione, qui mi sento il benvenuto. Sto bene, questo è un fatto positivo, ma voglio fare molto di più. Se ti rilassi e ti senti sazio, poi non ti ripeti. Non bisogna mai sentirsi soddisfatti, bisogna sempre guardare avanti».
E guardando al futuro, scrutando ben bene, ecco riaffiorare la sagoma di Mario Balotelli, ora al Manchester City, ma il cui nome è stato più volte accostato - anche dallo stesso Zlatan - ai colori rossoneri. Fermi tutti, però. «Balotelli? L’ultima volta ci siamo sentiti 2-3 settimane fa, però credo che non ci sia posto per lui nel Milan. Abbiamo Pato, Robinho, Cassano, Ibrahimovic e Inzaghi. Quanti attaccanti dobbiamo essere? Sei? Poi con che modulo giochiamo? Col 4-6?». Risate. «Per come vedo io le cose, in attacco siamo già fortissimi così».
Ecco allora dolci parole al miele per l’ultimo arrivato Antonio Cassano, «uno che ha una grande visione di gioco e che dal nulla ti può mettere solo davanti al portiere. Con lui mi trovo bene, ma è normale quando si mettono in campo grandi calciatori: è qualcosa di automatico, c’è feeling tra di noi, così come ce n’è con Pato e Robinho. Spero che giochi più spesso perché così dimagrisce ancora di più». Nuove risate. E poi un pensiero a Pato, che è più di una pacca sulle spalle: «Nonostante gli infortuni, è riuscito a fare 8 gol in campionato. Io che ho giocato sempre ne ho fatti 11. Magari se Pato giocava tutte le partite come me, era già a 20... È giovane, un grande professionista e un grande talento».
Il volto di Zlatan Ibrahimovic brilla sulla prima pagina dell’ultimo numero del mensile Forza Milan (che ha scelto lo svedese per celebrare il restyling editoriale), lui spera di essere uomo da copertina con il suo Milan anche a fine stagione. «Noi dobbiamo stare concentrati solo sul nostro lavoro: se lo faremo non dobbiamo temere tutte le avversarie che abbiamo. Se noi continuiamo a fare il nostro lavoro e continuiamo a essere in testa, il campionato finisce con il Milan al primo posto. Anche quando abbiamo perso punti, siamo noi che abbiamo sbagliato, non gli altri che sono stati più forti di noi». Arrogante? Meglio dire sicuro di sé. Perché Zlatan è anche quello che spiega a un piccolo tifoso che «da quando ho dei figli, sento anche l’esigenza di essere un esempio per i giovani», che racconta come trascorra il suo tempo libero tra caccia e pesca, che il suo grande rammarico sia «di non aver potuto giocare insieme a Paolo Maldini, l’avversario che più mi ha impressionato», che il più forte di tutti i tempi «è senza dubbio Ronaldo».

Ma che vuole sottolineare più volte come questo non sia «il Milan di Ibrahimovic, ma il Milan di 25 giocatori».

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