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Ibra non basta, Galliani: non siamo parco giochi

Champions League, stasera Ajax-Milan: Ronaldinho in panchina. Allegri: "Magari cambio modulo". Galliani: "Serve più concretezza". La Roma all'Olimpico contro i romeni del Cluj. L'Inter domani contro il Werder Brema. Benitez: pugno di ferro contro i contestatori

Ibra non basta, Galliani: 
non siamo parco giochi

Al bando la poesia, spazio alla letteratura. Tradotta, la metafora si può leggere così: bando allo spettacolo, meglio puntare al risultato e in particolare allo scudetto. «Non siamo al parco giochi, il Milan dev’essere concreto oltre che divertente» è l’ammonimento di Adriano Galliani, l’uomo delle missioni impossibili sul mercato, dei numeri e anche dei traguardi da affidare alla squadra. In viaggio verso Amsterdam, prossimo crocevia della carriera continentale del Milan, segnala l’occasione per non perdere contatto dalla vetta oltre che dalla strana coppia.

«Siamo l’unico torneo europeo nel quale la capolista ha così pochi punti, segno di un grande equilibrio rappresentato dalle provinciali che invece di giocare in difesa, affrontano i rivali a viso aperto» il fenomeno segnalato che tiene conto anche delle performances di Chievo Verona, Brescia e Cesena. Sembra un ragionamento apparecchiato per caso ed invece è un bel predicozzo rivolto allo spogliatoio del Milan, tornato sotto dopo lo stop interista a Roma e il successo, striminzito, sul Genoa. Scandito da uno spettacolo calcistico discutibile e da una concretezza assoluta, incarnata dall’unghiata di Ibrahimovic.

Al bando la poesia, allora e spazio alla letteratura, alla concretezza. Che deve fare rima, in Champions, con un risultato positivo al cospetto dell’Ajax, la terza forza del girone di ferro completato da Real Madrid e Auxerre. «Vincere significherebbe mettere quasi al sicuro la qualificazione oltre che festeggiare come si deve il compleanno del presidente» è il pensiero fisso di Galliani ed Allegri che anticipano la dedica per trasferire la pressione sui rossoneri chiamati a ripetere anche in Olanda, la terra promessa per il Milan, l’esibizione colma di sacrificio e di attenzione intravista col Genoa. Da queste parti, infatti, il Milan è da sempre accostato alla galleria dei famosi, Van Basten, Gullit e Rijkaard ma anche all’ultimo rampollo dei lancieri trasferitosi sotto le insegne rossonere, Zlatan Ibrahimovic, definito dal tecnico di casa «il miglior attaccante al mondo» e forse non è una esagerazione (lui ricambia su Twitter: «Di solito tifo Ajax», aggiungendo per evitare equivoci «ma non domani»).

Il ritardo da colmare è significativo. Pensate: il Milan non vince fuori casa dal 3 aprile del 2010, campionato, a Cagliari il precedente, in Champions le stelline sono legate alla data del 21 ottobre 2009 quando il Milan di Leonardo col famoso 4-2-fantasia mise a soqquadro il Bernabeu e inflisse una lezione al Real di Pellegrini. Ad Amsterdam l’unico blitz è firmato ancora da Andrij Shevchenko (novembre del 2003) a dimostrazione che non è così facile imporsi al cospetto di una squadra composta di giovani da formare e poi da piazzare sul mercato, ma resa ancora più solida da un paio di talenti, come Suarez per esempio, che possono mettere alla prova la recuperata solidità difensiva.

«Abbiamo tante alternative in attacco: Robinho sta crescendo e Pato sta recuperando, può giocare sabato a Parma» è la frase-civetta di Galliani che fa pensare a un riposo tattico di Ronaldinho con inevitabile cambio del modulo tattico. «Ha giocato molto: se va in panchina lui, devo cambiare modulo» è l’ultima ammissione di Allegri chiamato a ridisegnare il famoso rombo, con Seedorf tre-quartista.

Unico dubbio legato al partner di Ibra: Robinho o Inzaghi, sempre a caccia di gol e di record.

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