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Ibrahimovic, il diavolo in corpo Schiaffo ad Aronica... e al Milan

Espulso, rischia 2-3 turni e di non esserci per la sfida con la Juve Allegri: "Rosso eccessivo, era solo una manata". Rizzoli caccia anche lui. Robinho "sbagliatutto" grazia il Napoli

Ibrahimovic, il diavolo in corpo Schiaffo ad Aronica... e al Milan

Milano - Febbraio è il mese delle mattane di Ibrahimovic e dei tormenti del Milan (un punto in due partite). Appena s'inceppa il suo piede ispirato (da due turni la squadra non fa gol), ecco che spuntano i suoi modi da giustiziere e i suoi nervi fuori controllo. Non è la prima volta, purtroppo nemmeno l'ultima, c'è da giurarlo. Proprio un anno fa, più o meno di questi tempi, era inizio marzo, col Bari, anche allora Milan in difficoltà e sotto di un gol, Ibra se la prese con Marco Rossi e s'avviò mesto negli spogliatoi dopo aver subito il castigo dell'espulsione e la squalifica (da 3 in prima istanza ridotta a due turni).

Non è un dettaglio ininfluente. Perché se i turni di castigo fossero tre, Ibra salterebbe la Juve nella sfida di sabato 25 febbraio. Questa volta rifila un manrovescio sul viso di Aronica, colpevole di aver maltrattato in precedenza il suo sodale Nocerino: Rizzoli, l'arbitro, non vede e non s'accorge di nulla, per sua fortuna gli arriva in soccorso l'assistente Cariolato grazie al quale c'è il provvedimento, inevitabile, dell'espulsione. Se la cava invece Aronica, che restituisce a Nocerino, lo schiaffone dopo averlo maltrattato con gomito e presa di capelli.

Così a metà della ripresa, col risultato sul pari, il Milan rimane in dieci. Alla fine società e tecnico fanno quadrato intorno al loro Gulliver che, come un anno fa, sta diventando un problema invece che una risorsa. «Quelli di Sky fanno già i fenomeni» tuona Adriano Galliani per denunciare certi pronostici tv (tre turni, dicono in coro). «Rosso eccessivo, è una manata» la chiosa di Allegri. La palla passa al giudice sportivo e alla procura federale per la squalifica di Aronica.

In quel momento, metà della ripresa più o meno, il Milan comincia a rivedere le streghe perché in precedenza Robinho è capace di divorare il solito gol dinanzi alla porta spalancata mentre De Sanctis è pronto a deviare una stilettata dello svedese. Senza Ibra e con un Milan non in grande salute cosa può succedere? Mai dire mai, nel calcio come nella vita. In dieci il Milan mostra una vitalità insospettabile, è l'orgoglio il motore della sua azione. Invece di finire sotto, come pure Mazzarri tenta, lanciando sul prato di San Siro anche Pandev in soccorso di Lavezzi e Cavani spenti come lampioni anni trenta, Allegri si procura la più ghiotta occasione di vincere la sfida, con Robinho, l'attaccante che non trova mai la porta nemmeno per combinazione. Il suo destro al volo, diretto all'incrocio, è pane per i denti del portiere napoletano.

Il Napoli è quello degli ultimi tempi, con i tre tenori in crisi, e incapace di farsi vivo dalle parti di Abbiati e poi Amelia: regge bene dietro, a metà-campo è poco creativo, e davanti non fa nemmeno il solletico a Mexes e soci. Rizzoli è l'arbitro dell'europeo ma non ne ha lo spessore, troppo timido e insicuro per decifrare gli episodi chiave della sfida. Per esempio una ginocchiata maliziosa di Gargano su Robinho in area di rigore, nel primo tempo, rimane impunita. Per esempio un salto a vuoto di Zuniga nella sua area resta a terra e pretende che il gioco si fermi: è in quella circostanza che si scatena il parapiglia, il Milan vuol giocare, il Napoli rallenta. Rizzoli dapprima ammonisce De Sanctis per proteste, poi alla buon ora, corre dall'assistente per farsi raccontare l'accaduto: rosso per Ibrahimovic, risparmiato Aronica.

Alla fine anche Allegri, pure lui su di giri, finisce in anticipo di qualche minuto negli spogliatoi.

Finisce con altro zero per il Milan ma i passi falsi di Juve, Udinese e Inter alla fine ricacciano indietro le streghe.

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