Politica

Immigrati, la cittadinanza a chi nasce nel nostro Paese? La politica si spacca Di' la tua

I minori stranieri residenti in Italia sono quasi un milione. La politica si spacca, ma il dibattito è aperto. Vota: sei d'accordo? Ius soli e sanguinis: come funziona

Immigrati, la cittadinanza a chi nasce nel nostro Paese? La politica si spacca Di' la tua

Da quando Giorgio Napolitano ha lanciato l'idea di dare la cittadinanza a chi nasce in Italia il dibattito si è acceso tra chi, come la Lega Nord, teme che un provvedimento simile porterebbe alla perdità di identità di italiani, e chi, come Futuro e Libertà, è favorevole, ma chiede che il cosiddetto ius soli venga regolamentato in qualche modo.

Così, se il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che si dice "allibito", ricorda che "la legge già consente di diventare cittadini italiani dopo dieci anni di residenza", Italo Bocchino sottolinea che Fli ha già presentato in commissione Affari costituzionali due emendamenti. Il primo prevede che i genitori di un bambino straniero nato e residente stabilmente in Italia possano chiedere la cittadinanza quando il minore compia 10 anni, a patto che abbia frequentato regolarmente la scuola dell'obbligo. Oggi la richiesta di cittadinanza per uno straniero nato in italia può essere fatta solo quando al raggiungimento dei 18 anni. 

Ma le richieste di Fli non si fermano qui. Il secondo emendamento prevede che chi vuole ottenere la cittadinanza non solo debba seguire un corso annuale di apprendimento o approfondimento della lingua italiana - come prescrive la legge attuale - ma che lo superi con profitto.

Scettico il Pdl, non tanto sulla legge in sé, ma sulla sua necessità in un momento in cui il Paese è sotto il tiro dei mercati. Già ieri Fabrizio Cicchitto aveva ricordato che la priorità del nuovo governo "riguarda i temi economici". La posizione è stata ribadita oggi da diversi esponenti del Popolo delle libertà. Secondo Laura Ravetto, responsabile Propaganda e immagine del partito, "l'attuale fase economica chiede di rinviare ogni decisione su temi diversi da quelli per i quali il governo Monti è stato formato ed ha ottenuto il sostegno delle forze di maggioranza all'ordinario dibattito politico, nel quadro delle regole democratiche di rappresentatività".

Il Partito democratico però ne ha approfittato subito per chiedere alla commissione Affari costituzionali alla Camera di riprendere in mano la riforma della legge sulla cittadinanza, ferma da quasi due anni.  Al termine della riunione, Gianclaudio Bressa ha spiegato che la commissione ha chiesto a luglio 2010 e a marzo 2011 al ministero dell’Interno i dati sulle seconde generazioni di immigrati, ma "non ci sono mai pervenuti. Ora li risollecitiamo e credo ci verranno forniti in tempi rapidi in modo da provvedere alla calendarizzazione". D’accordo con la richiesta del Pd anche l’Idv e il presidente della Commissione, Donato Bruno, unico esponente del Pdl presente in ufficio di presidenza.

Il neoministro alla Cooperazione Andrea Riccardi ha, dal canto suo, detto di condividere "in profondità le parole del Capo dello Stato", ma rimanda al Parlamento ogni decisione in materia: "È giusto che si dibatta in modo pacato e fondato. Non è qualcosa che scende dal cielo, deve maturare nella politica e nel Paese".

Secondo un rapporto di Save the Children, in Italia nel 2010 erano residenti quasi un milione di minori stranieri (932.000al 1° gennaio 2010) di cui almeno la metà nata in Italia. Una popolazione praticamente raddoppiata dal 2004 in un Paese in cui la crescita demografica è sempre troppo bassa. Anche per questo, probabilmente, due terzi degli italiani che hanno risposto a un sondaggio di Associated Press-GfK considera l'immigrazione legale un "bene" per il Paese.

Accanto a chi vede gli stranieri come fonte di problemi per la sicurezza, quindi, molti altri li considerano un'opportunità.

Commenti