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Gli inediti sorrisi del giovane dottor Cechov

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Gli inediti sorrisi del giovane dottor Cechov

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Davide Brullo

La ricetta per scrivere il racconto perfetto Cechov la redige nel maggio del 1886, in una lettera al fratello con il pallino della scrittura. «1) rifuggire dalle lunghe tirate di natura politica, economica, sociale; 2) attenersi a un'obiettività integrale; 3) ricercare la veridicità nella descrizione dei personaggi e degli oggetti; 4) ricercare una speciale concisione; 5) avere coraggio e originalità rifuggendo dagli stereotipi; 6) immettere calore nella narrazione». Nel 1886, però, Cechov non è ancora Cechov, si firma Antosa Cechonte, scrive su riviste di terz'ordine, perfeziona gli studi medici - siamo nel 1885 e si è già fatto un certo nome come narratore di sketch frugali e felici - certo che «la medicina, che è una cosa seria, e la letteratura, che è un gioco, vanno esercitate sotto cognomi diversi».

Il Cechov che conosciamo non è quello che scrive la ricetta per il racconto perfetto al fratello; è quello della fatidica raccolta approntata per l'editore Marks nel 1899, quando lo scrittore maturo rilegge i racconti della giovinezza e li cambia, li corregge, li adatta, spesso li scombina. A quella edizione si riferiscono tutte le traduzioni dei suoi racconti in Italia, perciò, sonoramente, non abbiamo mai letto le novelle del giovane Cechov. «Nel 1899 Cechov inserisce in molti racconti quei caratteri che hanno reso le sue opere così originali e così anticipatrici della crisi esistenziale della modernità: la perdita di speranza, la solitudine dei personaggi, il rimando a un'altra vita la cui realizzazione è sempre posticipata, la percezione della vita presente come scacco esistenziale». Così scrive Giuseppe Ghini, prof di Letteratura russa all'Università di Urbino, che ha compiuto un capovolgimento copernicano negli studi su Cechov, pescando, traducendo e commentando sotto il titolo Il primo amore (Edizioni Ares) un nugolo di racconti giustamente definiti «inediti».

Il risultato è un Cechov più rustico, meno pessimista, a volte divertito, spesso ironico (anche se, col senno di poi, nell'edizione dei Racconti edita da Mondadori, Igor Sibaldi è certo che «fin dai primi racconti l'intuizione - da allora e per sempre definitiva - è che parlare non serve... tutti sono soli... e quanto più si accorgono di essere così soli, tanto più provano paura, angoscia, o tedio»: già, ma quali racconti avrà letto Sibaldi?). In sostanza: il lettore si gode 25 racconti poco noti di Cechov, nella versione d'origine controllata.

Morale: non è tutto Cechov ciò che è cupo, a volte luccica una grinza di gioia, un sorriso, uno scherzo.

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