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Ineleggibilità, il M5S vuole far fuori il Cav. Nitto Palma avverte: "Se passa, il governo cade"

Rinviata la Giunta per le elezioni: settimana prossima sarà nominato il presidente. I grillini vogliono calendarizzare l'ineleggibilità del Cav e cercano l'appoggio del Pd

Ineleggibilità, il M5S vuole far fuori il Cav. Nitto Palma avverte: "Se passa, il governo cade"

Pugnalare alle spalle Silvio Berlusconi, l’unico avversario politico che Beppe Grillo considera realmente temibile, è il nuovo obiettivo dei Cinque Stelle. Il grimaldello per decapitare il centrodestra e far cadere il governo Letta è l'ineleggibilità del Cavalliere. Una battaglia che i parlamentari pentastellati intendono combattere nell'Aula di Palazzo Madama sferrando un colpo basso al leader del Pdl e sperando in una inedita convergenza di intenti con i democratici. "Se il segnale politico che viene dalla giunta propende per l'ineleggibilità di Berlusconi non c'è molto da aggiungere", conclude il presidente della commissione Giustizia al Senato, Francesco Nitto Palma, osservando che a quel punto il governo sarebbe finito.

Il conto alla rovescia è iniziato. La prima battaglia avrebbe dovuto essere combattuta già oggi pomeriggio a Palazzo Madama: nella Giunta per le elezioni e le immunità c’è da eleggere la presidenza. La conferenza dei capigruppo ha, però, deciso a maggioranza di sconvocare la seduta sebbene la Lega Nord e il M5S si fossero opposte e il Sel avesse chiesto di fissare una data per la proroga. La temperatura politica attorno alla Giunta è, infatti, piuttosto elevata. La scelta del presidente potrebbe essere già un indizio su come potrebbe finire la proposta di ineleggibilità del Cavaliere. Il secondo round ci sarà subito dopo la nomina, con la decisione su quali provvedimenti mettere all’ordine del giorno della giunta: i Cinque Stelle puntano, infatti, a sollevare immediatamente la questione dell’ineleggibilità in base alla legge del 1957 che la prevede nei confronti di chi "in proprio o in qualità di rappresentante legale" risulti titolare di imprese concessionarie. "In questi venti anni Berlusconi è stato alternativamente leader politico e presidente del Consiglio - ha spiegato alla Dire Nitto Palma - nel 1996 la maggioranza di centrosinistra non ha ritenuto di dichiararne l'ineleggibilità. Sono passati da allora 17 anni. Mi chiedo come si possa solo pensare di far valere ora quella norma". Anche il piddì Luciano Violante ha ricordato che, nelle passate legislature, il centrosinistra ha sempre votato contro: "Se non ci sono fatti nuovi non vedo perché dovremmo cambiare questa scelta".

La presidenza della Giunta spetta alle opposizioni. In lizza ci sono il leghista Raffaele Volpi, il vendoliano Dario Stefano e il penstastellato Mario Giarrusso. Il primo, favorito e gradito al Pdl, potrebbe farcela se su di lui convergesse anche qualche voto del Pd. L’indicazione di questa presidenza risulta, però, pregiudiziale alla nomina delle altre presidenze che ancora restano da indicare. Se il Carroccio si dovesse aggiudicare questa Giunta si aprirebbero infatti spazi per il Sel al Copasir, dove è indicato Claudio Fava, mentre ai grillini resterebbe la Vigilanza Rai. Il M5S vuole invece il Copasir per il capogruppo Vito Crimi. Senza però mollare l’osso in Giunta, dove il Pdl teme possa creare un’asse con il Pd. "Chiederemo di convocare subito l’ufficio di Presidenza per calendarizzare i provvedimenti più urgenti e, quindi la nostra proposta", ha annunciato Crimi dicendosi ottimista sulla possibilità di farcela. È stato Paolo Becchi, ideologo del M5S, a dare la linea ai grillini. "Se la magistratura condannerà Berlusconi, questi farà cadere il Governo - ha spiegato - c’è però un’altra via percorribile rispetto a quella giudiziaria, che non consente a Berlusconi di gridare alla persecuzione dei giudici. Una via schiettamente politica". E cioè quella del ricorso alla legge del 1957. Che però il Parlamento ha già "bocciato" per tre volte.

"È bizzarro - ha replicato la deputata Pdl Deborah Bergamini - che questa battaglia venga condotta da un movimento che si presenta quale estremo baluardo della volontà popolare e da chi ha inserito il riferimento alla democrazia addirittura nel proprio nome".

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