Ingrid Betancourt pronta a tornare in politica

Da sei anni è tornata a una vita normale. Vive a Oxford, sta scrivendo una tesi per il dottorato in teologia che ha frequentato negli ultimi anni, e fino ad ora si è mantenuta lontana dalla politica, lei che dodici anni fa era candidata a diventare la presidente della Colombia. Nel 2013 aveva rifiutato una candidatura al Senato, ma ora qualcosa è cambiato. Ingrid Betancourt, l'ostaggio più tristemente famoso delle Farc, prigioniera per sei anni, dal 2002 al 2008, delle forze armate rivoluzionarie colombiane, ora ci sta ripensando. Potrebbe riprendere l'impegno politico. Non per ambizione ma per indignazione: "la corruzione e le ingiustizie sociali" sono la spinta a farle riprendere il cammino che aveva lasciato il giorno in cui fu fatta prigioniera dai guerriglieri. 

Sei anni nella selva come ostaggio delle Farc avevano trasformato Betancourt, che ha la doppia nazionalità francese-colombiana, in un'icona. Dopo il clamore della liberazione, sei anni di quasi silenzio fino a oggi, a parte la notizia, rapidamente smentita dall'interessata, di una candidatura nel mese di dicembre dello scorso anno con il partito di Alianza Verde. Nel mese di giugno Betancourt aveva appoggiato l'elezione dell'attuale presidente, Juan Manuel Santos, e negli ultimi mesi aveva espresso in più occasioni il suo sostegno al processo di pace che Santos sta portando avanti proprio con le Farc all'Havana: "Prima di tutto - la frase che usa ripetere sempre - viene la pace".

Ora l'annuncio, arrivato da Vienna dove l'ex politica ecologista franco-colombiana ha ritirato un premio della rivista Look: finora non ne ha avuto la forza, ma "corruzione e ingiustizie", potrebbero farla tornare in politica.

A patto, ha chiarito, di non avere "la sensazione che io venga strumentalizzata dal sistema politico: sono sempre stata libera e voglio continuare ad esserlo".