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Ingroia dai comunisti Il Csm bacchetta il pm: "Presenza inopportuna"

La prima commissione del Csm ha proposto l'archiviazione perché trattasi di un caso isolato, ma ha riconosciuto la partecipazione del pm al congresso dei comunisti “inopportuna”, rinviando il fascicolo alla commissione che si occupa della valutazione di professionalità dei magistrati

Ingroia dai comunisti Il Csm bacchetta il pm: "Presenza inopportuna"

Archiviato, ma bacchettato. Ricordate l'intervento del procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia al congresso del Partito dei comunisti italiani, con tanto di "confessione" di fede politica? Bene, la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura ha approvato a maggioranza la proposta di archiviazione del fascicolo aperto nei suoi confronti.

Ma oltre alla carota, è arrivato anche il bastone da parte del Csm. Che ha giudicato comunque "inopportuna" la presenza di Ingroia a quel consesso. A salvarlo, c'è il fatto che si sia trattato di un caso isolato, non ritenuto sufficiente a configurare l’incompatibilità ambientale e dunque il trasferimento d’ufficio.

La proposta della commissione è stata votata da tre componenti della commissione, il laico per il Pdl Niccolò Zanon, quello del Pd Guido Calvi e il togato indipendente Paolo Corder. Hanno votato contro i due consiglieri di Magistratura democratica, Vittorio Borraccetti e Roberto Rossi e si è astenuto Riccardo Fuzio, di Unicost.

La proposta, che sarà poi al vaglio del plenum nelle prossime settimane, ha anche disposto l’invio delle carte alla quarta commissione del Csm, quella che si occupa della valutazione di professionalità dei magistrati che, eventualmente, potrebbe inserire la documentazione nel fascicolo personale di Ingroia e tenerne conto nelle valutazioni successive, quelle alle quali è sottoposta la carriera di ogni magistrato.

Era il 30 ottobre scorso quando a Rimini, dal palco dei comunisti italiani con tanto di falce e martello al fianco di Oliviero Diliberto, il pm palermitano si era esibito in un monologo che aveva fatto infuriare il Pdl, ma anche l'Associazione nazionale dei magistrati. 

"Un magistrato deve essere imparziale quando esercita le sue funzioni - e non sempre certa magistratura che frequenta troppo certi salotti e certe stanze del potere lo è - ma io confesso non mi sento del tutto imparziale, anzi, mi sento partigiano. Partigiano non solo perché sono socio onorario dell’Anpi, ma sopratutto perché sono un partigiano della Costituzione. E fra chi difende la Costituzione e chi quotidianamente cerca di violarla, violentarla, stravolgere, so da che parte stare", aveva dichiarato il magistrato, conscio delle polemiche che avrebbe scatenato il suo intervento.

"Ho accettato l’invito di Oliviero Diliberto pur prevedendo le polemiche che potrebbero investirmi per il solo fatto di essere qui - aveva infatti esordito il magistrato di Palermo dal palco dell’assise del Pdci - ma io ho giurato sulla Costituzione democratica, la difendo e sempre la difenderò anche a costo di essere investito dalle polemiche".

Polemiche che non si erano infatti fatte attendere. Con esponenti del Pdl, come Cicchitto e Gasparri che avevano tuonato contro Ingroia, accusandolo di non essere imparziale. Anche l'Anm prese le distanze dalle affermazioni del pm. Proprio i magistrati più esposti con inchieste delicate "dovrebbero avere particolare prudenza nell’esprimere valutazioni di carattere generale sulla politica del Paese", aveva bacchettato il segretario Giuseppe Cascini.

Il pm palermitano aveva poi cercato di limare le spigolature del suo intervento dai comunisti, precisando che "la mia è stata intenzionalmente un’affermazione forte, provocatoria. Evidentemente definirsi "partigiano della Costituzione" è diventata una bestemmia".

La sua giustificazione non ha convinto del tutto la Prima Commissione del Csm che ha fatto presente a Ingroia che il diritto insopprimibile a esprimersi anche criticamente in pubblico va coniugato con lo status di magistrato, che impone un onere di sobrietà e compostezza più elevato di quello richiesto a un comune cittadino.

In realtà, quello di Rimini non è proprio l'unico caso in cui Ingroia abbia avuto una certa liasion con pezzi della politica italiana. Infatti, il procuratore aggiunto di Palermo ha presenziato alla manifestazione dell'Idv di Di Pietro e Travaglio contro il bunga bunga, ha parlato dal palco della festa bolognese della Fiom, per non citare poi le comparsate alla trasmissione di Annozero, accanto a Ciancimino. Il vizietto diciamo che c'è sempre stato. Ma mai come a Rimini c'era stata una presa di posizione così ferma e dichiarazioni così suscettibili di critiche. 

E pensare che lo stesso pm ha più volte sottolineato come “agli occhi del cittadino il magistrato non soltanto deve essere imparziale ma deve anche apparirlo”.

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