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Islam, la Meloni: "Fino a sei anni per chi vuole la sharia"

Presentato il progetto di legge di Meloni e Fdi: "Non sarà reato d'opinione". Le accuse ai "cattivi maestri" del Medio Oriente

Islam, la Meloni: "Fino a sei anni per chi vuole la sharia"

“Il buon senso, o perlomeno l’istinto di sopravvivenza, dovrebbero spingere le democrazie occidentali a vietare ogni forma di propaganda a chi teorizza il fondamentalismo”. Giorgia Meloni ha presentato la proposta di legge sull’introduzione del reato di integralismo islamico. Il disegno di legge presentata dalla leader di Fratelli d’Italia porta la firma di tutti i membri del gruppo alla Camera di Fdi, dal presidente Fabio Rampelli fino a Ignazio Larussa, Marcello Taglialatela, Walter Rizzetto, Achille Totaro, Pasquale Maietta Edmondo Cirielli, Gaetano Nastri, Giovanna Petrenga a cui si sono aggiunte quelle di Daniela Santanché e di Laura Ravetto di Forza Italia.

Il progetto di legge prevede l’integrazione dell’attuale articolo 270 che preveda la reclusione da quattro a sei anni di carcere faccia propaganda all’applicazione della pena di morte (e della tortura, mutilazione e flagellazione) per l’apostasia, l’omosessualità, l’adulterio e la blasfemia. Stessa sanzione per chi auspichi la negazione della libertà religiosa e faccia apologia della schiavitù, servitù o tratta di esseri umani. Da tre a cinque anni, invece, per chi pur non esponendosi in tali propagande offra un aiuto concreto alle organizzazioni che propugnino tali idee raccogliendo o erogando denaro anche se proveniente da Paesi stranieri.

Nel preambolo alla proposta di legge, la Meloni e gli altri affermano: “I tragici fatti di Dacca ci hanno posto, per l’ennesima volta, davanti a una tragedia scaturita dalla violenza dell’oltranzismo islamico, nella quale sono state barbaramente uccise venti persone, tra cui nove nostri concittadini e un bimbo ancora non nato, trucidati in nome di Allah perché non conoscevano il Corano. Diventa difficile, a questo punto, continuare a sostenere la tesi che «la religione non c’entra», così come l’agiatezza delle famiglie dalle quali provengono gli autori del massacro smentisce una volta per tutte la teoria del disagio sociale e dell’ignoranza delle persone che si arruolano in questa assurda guerra contro il « nemico occidentale », o i crociati, oppure tout court gli infedeli”.

Accuse nemmeno tanto velate alle potenze del Medio Oriente: “Bisogna partire dai « cattivi maestri » che teorizzano l’integralismo, dal salafismo e dal wahabismo divenuti maggioritari in Qatar e Arabia Saudita. [...] Anche a credere che il Qatar e l’Arabia Saudita non abbiano collegamenti con le organizzazioni terroristiche, è però innegabile che la dottrina che professano costituisce l’humus nel quale nasce e prospera il terrorismo. E questa interpretazione fondamentalista viene diffusa in tutto il mondo attraverso le scuole coraniche, le università, le moschee finanziate in modo scientifico dall’Arabia Saudita e dal Qatar, mentre il web e i social media fanno il resto, diffondendo come un virus l’ideologia religiosa estremista tra i musulmani di tutte le latitudini”.

I firmatari rifiutano di farsi promotori di un “reato di opinione” e, replicando indirettamente alle polemiche che seguirono l’iniziativa popolare lanciata dalla Meloni sulla questione, scrivono: “La previsione normativa, così come formulata nella stesura che qui si propone, consente di far sussistere il reato sia in caso di accertato dolo specifico, ovvero si deve avere intenzione decisamente la propria azione di favorire o creare l’insorgere di un pericolo alla pubblica incolumità. [...

]Questo al fine di escludere il reato di integralismo islamico nella maniera più netta dal novero dei reati di opinione”.

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