Cronache

Il circo degli arrestati: reduci del '97, Forconi e un ex sottosegretario

Nel gruppo finito in manette ci sono anche Rocchetta, al ministero degli Esteri nel 1994, e Chiavegato. Ecco l'armata Brancaleone dei rivoluzionari dello spritz

Il circo degli arrestati: reduci del '97, Forconi e un ex sottosegretario

Il giornalista Gianluca Marchi, direttore del quotidiano online l'Indipendenza, è stato buttato giù dal letto - come tutti i suoi compagni di sventura - alle 5. «Cercavano armi e divise - racconta - ma i due fucili da caccia ereditati da mio padre li ho venduti vent'anni fa». I carabinieri gli hanno sequestrato il computer. È indagato, «ma l'associazione che edita il giornale è estranea. Tutto nasce da una cena dello scorso settembre cui mi invitarono alcuni degli arrestati, chiedendomi di portare una certa persona. Quella sera dissero che avevano in mente un'azione dimostrativa, espressione che però non significa nulla. Alcuni di loro erano già passati per le patrie galere per svariati anni, ma lo spirito è sempre indomito».
Gli ex galeotti erano Flavio Contin e Luigi Faccia, due dei Serenissimi che avevano assaltato il campanile di San Marco a Venezia nel maggio 1997. «Lo rifarei subito se servisse - ha detto Contin pochi giorni fa contestando il referendum indipendentista veneto - ma oggi è una cosa irripetibile, sono cambiati i tempi, non porterebbe risultati per il popolo veneto, anche se il momento sarebbe favorevole perché c'è la crisi e la tassazione è sproporzionata. Quando si è trattato di indipendenza, il Sud Tirolo aveva dalla sua l'Austria, la Crimea ha la Russia di Putin mentre il Veneto non ha nessuno».
Dottor Jekyll con i giornalisti, mister Hyde con i terroristi: chi è davvero Contin? E da chi è composta l'armata Brancaleone del tanko, pericolosa quanto impreparata? Ci sono gli indipendentisti sardi come Felice Pani, arrestato nell'Oristanese, che nel 2008 piantò la bandiera della Repubblica Indipendente di Malu Entu sull'isola di Mal di Ventre, al largo della costa centro-occidentale della Sardegna. Si autoproclamò ministro dell'Agricoltura di quel governo provvisorio. Finì in tribunale, ma fu semplicemente accusato di danneggiamento ambientale per aver abbandonato dei rifiuti.
Ci sono ex leghisti come il trevigiano Franco Rocchetta, fondatore negli Anni '80 della Liga Veneta «madre di tutte le Leghe», ideologo autonomista prima ancora di Umberto Bossi, ex consigliere regionale, ex parlamentare, ex sottosegretario agli Esteri nel primo governo Berlusconi (1994). E come il lecchese Roberto Bernardelli, partito dai Pensionati (assessore al Comune di Milano) e approdato al Carroccio (deputato e consigliere regionale) da cui uscì per riabbracciare il sogno indipendentista duro e puro: è presidente del Movimento unione padana. Di mestiere fa l'imprenditore alberghiero senza preferenze di latitudine, la sua famiglia possiede tra l'altro l'Hotel dei Cavalieri dietro il Duomo di Milano e un hotel dallo stesso nome nel centro di Caserta, oltre ad alcune cliniche in Brianza.
Ci sono giovani come Erika Pizzo di Badia Polesine (Rovigo), 26 anni, e veterani come il bresciano Giancarlo Orini, 74, finito ai domiciliari come Contin. E poi ci sono le truppe d'assalto della Life, i Liberi imprenditori federalisti europei che avevano alimentato il ramo lombardo-veneto dei Forconi lo scorso autunno, ma con il quale avevano rotto. I leader sono Lucio Chiavegato, veronese, che per settimane ha conquistato giornali e tv quando il movimento bloccò le autostrade, e Patrizia Badii, toscana trapiantata a Verona. Con lei è finito in cella anche il marito, Luca Vangelista, sospettato di essere uno degli assemblatori del tanko.
Proprio l'altro giorno Badii è stata ricevuta al Senato con altri cinque rappresentanti dei gruppi spontanei in difesa degli agricoltori tra cui Mariano Ferro, altro leader dei Forconi, e Eugenio Rigodanzo, leader storico dei Cobas del latte. Chiavegato e la Badii sono accomunati anche dal fatto di essere sindaci mancati: lui si era candidato nel 2007 nel suo paese, Bovolone (Verona), con «Progetto Nordest»; lei ha tentato di spodestare Flavio Tosi nel 2012 a Verona alla testa di «Veneto Stato». Anche Orini nel 2008 capeggiava una lista, «Liberi bresciani», per il nuovo sindaco del capoluogo lombardo; si ritirò tuttavia prima del voto.

Indipendentisti ma cacciatori di poltrone «italiane»: valli a capire, questi presunti rivoluzionari dello spritz.

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