Salute

Ecco perché dopo 30 anni il tumore fa meno paura

L'idea dei fiori per finanziare la ricerca scientifica nasce nel 1984. La scienziata: "Quella parola era una condanna, oggi c'è speranza"

Ecco perché dopo 30 anni il tumore fa meno paura

Grandi fumatori cercasi. Chi vuole superare la paura e mettersi una mano sulla coscienza chiami l'Istituto dei tumori. Stanno cercando volontari per la sperimentazione del kit per la prevenzione del tumore al polmone. Sono stati arruolati già 3000 volontari. C'è posto per ancora un migliaio di persone. È tutto gratis e quando questa fase sarà terminata, il kit per l'esame che diagnostica il tumore alle fase iniziali verrà distribuito su larga scala. Una multinazionale americana ne garantirà la commercializzazione.
E tutto questo succede grazie ad una ricerca ultradecennale supportata dall'Airc che quest'anno festeggia anche un anniversario rosa. Da 30 anni, infatti, raccoglie fondi in migliaia di piazze italiane vendendo azalee in occasione della Festa della mamma. Una pianta diventata il simbolo della lotta contro i tumori femminili. E dal primo banchetto del 1984 la ricerca ha fatto miracoli. Le cure per i tumori ginecologici, per esempio, sono diventate meno invasive, la fertilità delle donne dopo le terapie non si perde quasi più. È aumentata anche la sopravvivenza delle donne colpite da tumore all'ovaio e in molti casi la malattia si tiene sotto controllo; i casi di tumore al collo dell'utero, inoltre, sono in continuo calo grazie al pap-test.
Ma ogni anno circa 15.000 donne sono colpite da un tumore ginecologico e spesso proprio i controlli preventivi salvano la vita.
Del resto, ormai il cancro non è più una bestemmia e la percezione dei pazienti è cambiata. «Nei primi anni '60 – ricorda Maria Ines Colnaghi, direttore scientifico dell'Airc ed ex ricercatrice all'istituto dei Tumori, la gente si presentava da noi talmente in ritardo che non c'era più nulla da fare. La mortalità era al 90% e il nostro ospedale era soprannominato Lazzaretto. La parola cancro non si pronunciava nemmeno tanto era temuta. Ricordo la pediatra oncologica che piangeva nel vedere i bambini in fin di vita». Ora l'approccio è cambiato. Il cancro è una malattia. «La gente si presenta con la speranza di guarire, il 60% dei tumori è curabile, quello al seno, malattia riscontrata già duemila anni fa, si sconfigge nove volte su dieci». Ma ci sono patologie contro cui bisogna ancora combattere, come quello al polmone. Che, grazie ai fondi dell'Airc e agli studi dell'Istituto dei Tumori, ha già imboccato la strada in discesa. Con un prelievo del sangue si può prevenire il peggio, prima che la Tac spirale diagnostichi la macchiolina killer. «Questa scoperta è stata ottenuta grazie alla ricerca – spiega Colnaghi -Ma per sostenere i nostri ricercatori occorrono molti fondi». Airc è in prima linea su questo fronte e punta ai giovani talenti. La sua strategia è quella di creare delle star up da dedicare ai piccoli geni. I migliori che hanno già superato una formazione triennale e una borsa di studio all'estero, possono ottenere 150 mila euro all'anno per 5 anni consecutivi. «Con questo budget il bravo ricercatore può crearsi un gruppo indipendente, lavorare con serenità e non essere tentato emigrare all'estero – spiega Colnaghi - Airc ha già completato 15 start, ma più azalee si vendono più giovani riusciamo a far lavorare per il bene dell'umanità». Domani, dunque, meglio acquistare un'azalea della Ricerca da donare. I punti vendita si trovano sul sito www.airc.it oppure si chiedono al numero 840 001 001.

E chi volesse contribuire alla lotta contro i tumori può utilizzare i servizi messi a disposizione di clienti e cittadini per il diciassettesimo anno consecutivo dal Gruppo Intesa Sanpaolo.

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