Politica

La verità di Della Valle: "Tre ministri deficienti"

Ecco la cinquina ministeriale. Quali sono i tre deficienti e quali i due saggi? La caccia è aperta

La verità di Della Valle: "Tre ministri deficienti"

È nato uno sport nuovo e appassionante: la caccia al cretino, anzi, ai cretini. Che sono tre su cinque. Individuarli non dovrebbe essere difficile, ma in questo genere venatorio si può sempre sbagliare. Bisogna tirare a indovinare. L'inventore della novella disciplina è Diego Della Valle, famoso industriale delle scarpe e dell'abbigliamento nonché delle borse e di molto altro. Un tipo capace e simpatico che dal (quasi) nulla è arrivato in alto nella classifica dei migliori imprenditori italiani, nicchia alto di gamma. Marchigiano di nascita, in pochi anni di frenetica attività ha conquistato i mercati di mezzo mondo, Giappone incluso. Non ha esitato a diversificare: basti pensare che col fratello Andrea si è impossessato della Fiorentina, squadra di calcio tra le più brillanti del campionato domestico. I suoi marchi che vanno per la maggiore sono Tod's e Hogan, roba fine da tutti conosciuta e apprezzata.

Ma torniamo ai cretini da impallinare e da infilare nel carniere. Della Valle ha partecipato a un convegno tenutosi ad Ancona e nell'occasione si è lasciato andare ad alcune considerazioni piccanti. Ha detto di aver incontrato negli ultimi tempi cinque ministri, tre dei quali - secondo il suo giudizio - si sono rivelati autentici deficienti, mentre due hanno superato l'esame.

Per carità di patria egli non ha fatto nomi, in fondo è un gentiluomo. Ma questo non significa che i fessi in questione non siano identificabili. Immaginiamo che il lettore tenga tanto a conoscere chi siano. E noi vogliamo dargli una mano, ovviamente senza esporci più di tanto, desiderando evitare querele, di cui non sentiamo la necessità avendone già tante a nostro carico. Ragioniamo. Della Valle abbastanza recentemente si è dichiarato disponibile a finanziare il restauro del Colosseo, il monumento più imponente ereditato dall'impero romano. Egli ha messo sul tavolo 25 milioni di euro dicendo: sistematelo, visto che i turisti provenienti da mezzo mondo vengono qui nella capitale per ammirarlo.

In cambio della donazione non ha preteso nulla. O meglio: ha precisato - nero su bianco - che l'impresa non debba essere sfruttata a fini pubblicitari. Più chiari di così si muore. Nonostante ciò, alcuni pirlacchioni hanno arricciato il naso e manifestato il sospetto che dietro l'operazione ci fosse qualcosa di sporco. Dato che siamo in Italia, i suddetti pirlacchioni hanno trovato subito udienza presso altri pirlacchioni. Risultato: il restauro si è bloccato e i 25 milioni stanziati sono rimasti lì, inutilizzati, per un po'. Adesso invece pare che i lavori possano cominciare. Deo gratias.

Tuttavia l'intera e assurda vicenda è stata rievocata dall'insigne industriale proprio in occasione del convegno svoltosi ad Ancona del quale abbiamo accennato in apertura del presente articolo. E in quest'ambito Della Valle ha parlato dei cinque ministri con cui ha colloquiato nel tentativo di concretizzare la propria proposta. Si è pronunciato così: due di essi li considero bravi, gli altri tre viceversa sono degli stupidotti. Ullallà.

Ecco la cinquina ministeriale: Sandro Bondi, Lorenzo Ornaghi, Giancarlo Galan (quello che rischia la galera), Massimo Bray e Dario Franceschini. Tutti costoro hanno occupato la poltrona al vertice del dicastero dei Beni culturali. Quali sono i tre deficienti e quali i due saggi? La caccia è aperta. Ma non siamo in grado di aiutare molto i lettori a prendere la mira, anche se un'idea di chi siano i primi e chi i secondi ce l'avremmo. Provino coloro i quali ci leggono a esercitarsi nel riconoscimento dei buoni e dei cattivi. E ci facciano sapere l'esito delle loro ricerche. Lo gireremo a Della Valle per verificare coloro che ci hanno azzeccato e coloro che hanno sbagliato. Ammesso e non concesso che lui stia al gioco.

Il fatto più clamoroso rimane intatto: la difficoltà, in questo Paese di peracottari, a regalare 25 milioni allo Stato finalizzati a conservare il suo patrimonio storico.

È la dimostrazione che se c'è qualche imbecille in libera circolazione, lo recuperiamo mandandolo al governo e assegnandogli il compito di occuparsi di cultura.

Commenti