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Finalmente il premier s'infuria e manda un vaffa alla Germania

L'asse Berlino-L'Aja boccia la deroga al 3% proposta dall'Italia. Renzi risponde per le rime: "Occhio che qui salta tutto"

Finalmente il premier s'infuria e manda un vaffa alla Germania

Welcome to the jungle, Welcome to Europe. Matteo Renzi intercettata la formula (bisbigliata da chissachì) mentre percorre i corridoi di Strasburgo: l'Europa come sabbie mobili, dove un accordo - o presunto tale - viene smentito un attimo dopo dalle dichiarazioni ufficiali.

Il primo assaggio viene dalla rassegna stampa. Il secondo, da duro faccia a faccia con il tedesco Manfred Weber, capogruppo (tedesco) del Ppe nell'Europarlamento. Dai quotidiani olandesi, il premier scopre che Mark Rutte prova a sciommiottare Jose Maria Aznar. Nel 1997, Prodi propose ad Aznar un'alleanza Spagna/Italia per rinviare l'ingresso nella moneta unica. Il premier spagnolo dell'epoca, sdegnato, rifiutò l'offerta; e lo raccontò al Financial Times. Esattamente quel che ha fatto Mark Rutte, primo ministro olandese, dirottando indiscrezioni sul De Telegraaf e ad altri quotidiani del suo paese.
Secondo le ricostruzioni della stampa olandese, l'Italia e la Francia all'ultimo vertice europeo hanno chiesto maggiore flessibilità nei conti pubblici. «Hanno fatto un tentativo di estenderla», ha riferito il premier olandese. Ma l'operazione sarebbe naufragata. «La Commissione - avrebbe sempre detto - vigilerà sulla applicazione corretta» delle regole. «E comunque - avrebbe sottolineato Rutte - l'Olanda, in stretta collaborazione con Finlandia e Germania, dirà la sua» sul rispetto dei parametri.

Piccolo particolare. L'Olanda, a differenza dell'Italia, registra un deficit ben superiore al tetto del 3%, in rapporto al Pil. In più, l'Aia - sempre a differenza dell'Italia - ha emesso debito pubblico per salvare le proprie banche: operazione - peraltro - nemmeno riuscita fino in fondo.
In aggiunta, come spiega il ministro delle Finanze Jeroen Djesselbloem, nell'ultimo Consiglio europeo si è deciso che le regole di bilancio restano come sono ma sui «criteri» c'è «una certa flessibilità»: a Paesi che hanno il deficit pubblico superiore al 3%, in condizioni economiche negative, si potrà dare più tempo per ridurlo. E l'Olanda è in queste condizioni.
Una precisazione che serve a giustificare il perché l'Olanda supera il tetto di deficit. In quel paese è in vigore un sistema di ammortizzatori sociali tale che ad ogni flessione del Pil, il deficit aumenta in maniera automatica in quanto aumenta la spesa pubblica necessaria a finanziare gli assegni destinati a chi ha perso il lavoro a causa della crisi.

Le indiscrezioni arrivate alla stampa olandese, però, sono sintomatiche del clima che si respira a Bruxelles. Nella geografia europea, da sempre Olanda e Finlandia sono «satelliti» della Germania.
La conferma arriva dall'offensiva di Manfred Weber contro la politica italiana. «Le regole devono essere rispettate da tutti. Non ci possono essere differenze fra Stati», dice il capogruppo Ppe (tedesco) a Strasburgo. Nella sostanza si oppone platealmente alla posizione italiana di sfruttare al massimo la flessibilità dei trattati nel rispetto dei conti pubblici. «I debiti - aggiunge - non aiutano la crescita - Dobbiamo continuare nella politica del rigore».
Immediata la replica del presidente del Consiglio.

Finge di meravigliarsi dell'offensiva di Weber («forse non sa che una parte del Ppe sostiene il mio governo»). Poi ricorda al tedesco che il primo paese a derogare dal profilo del rigore fu proprio la Germania nel 2003; e grazie a «quella flessibilità ha potuto innescare un profilo di crescita»: Roma era presidente di turno con il governo Berlusconi. Infine, Renzi rammenta che «l'Italia non accetta lezioni di morale da nessuno».
E il capogruppo dei socialisti al Parlamento di Strasburgo, Gianni Pitella, annuncia che «se cade il punto della flessibilità, cade l'accordo su Juncker alla presidenza della Commissione». Welcome to the jungle, Welcome to Europe, Mr.

President.

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