Rubrica Cucù

Il gallo di Bari non fa male a una mosca

La squadra di calcio del Bari ha eliminato il Galletto come suo simbolo. Ai russi non piace

Voi direte, saranno contenti i gay, arcigay e trans che «la Bari», ossia la squadra di calcio del Bari, ha eliminato il Galletto come suo simbolo. Era il blasone turpe del gallismo, fare il galletto vuol dire da noi accimendare le minenne (in barese, infastidire le ragazze). E invece no, accusano il nuovo presidente russo di omofobia. Mi sono detto: ma no, è un refuso, vorranno dire ovofobia, rimproverano al russo di detestare gli ovini. Invece leggo: è omofobia perché il galletto nelle prigioni russe è il maschietto preda di sodomie carcerarie. Dunque eliminarlo vuol dire prenderne le distanze. Quei gran figli di Putin...

E così va in scena «Galline in fuga dall'omofobia». Ora aspettiamo gli animalisti e il circo è al completo. Ah, questa Bari gallofoba come il Napoli asinofobo che eliminò il ciuccio...

Un tempo nel barese c'era una figura apposita di ovo-killer, u'scannagaddein, specialista in eutanasia dei gallinacei. Del galletto i russi hanno lasciato nel simbolo della squadra solo la cresta; non sanno, i tapini, che la cresta di gallo da noi è una fastidiosa malattia venerea... Ai russi che sono sbarcati a Bari sulla scia di San Nicola, vorrei ricordare che non porta bene toccare il gallo, è associato a eventi funesti. Ricordatevi che Gesù disse «prima che il gallo canti mi rinnegherai». E Socrate prima di bere la cicuta ricordò misteriosamente ai suoi discepoli di portare un gallo ad Esculapio.
Per il bene dei biancorussi, lasciate stare il galletto.

Non ha fatto mai male a una Mosca.

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