Politica

Monti sogna, ma la ripresa non si vede

Il premier promette magie che non funzionano. E la Camusso sbaglia: ora serve un accordo sulla produttività

È comprensibile che il presidente del Consiglio Mario Monti cerchi di introdurre qualche nota di ottimismo, in un Paese che ha bisogno di parole di conforto, date le difficoltà e gli eccessi di pessimismo di certi grilli parlanti. Tuttavia le ultime affermazioni del premier sembrano più simili a quelle fatte dal mago Otelma, dando a sé stesso del lei, che a previsioni economiche. Infatti Monti, alla domanda del direttore di un telegiornale regionale del Meridione riguardante il fatto che la ripresa ancora non la si avverte ha risposto: «È vero che la ripresa non la si vede nei numeri ma io invito a constatare che la ripresa, se riflettiamo un attimo, è dentro di noi. È una cosa che adesso è alla portata del nostro Paese e credo anche che arriverà presto».

L'affermazione che la ripresa economica, che nelle statistiche non viene registrata, già esiste, in quanto, riflettendo, la troviamo dentro di noi, appare più una espressione di filosofia mistica o di parapsicologia che un ragionamento economico. Una argomentazione di questo genere vale per valori dello spirito come la felicità, che spesso cerchiamo invano nelle cose, mentre la possiamo trovare nel nostro animo. Ma i valori economici non hanno una esistenza in noi, indipendentemente dalla realtà esterna. Se un lavoratore o una impresa hanno una minore entrata, come oggi accade, non possono risolvere il problema del mutuo in scadenza dicendo al funzionario di banca, che hanno, dentro di sé, una ricchezza interiore. Possono, al massimo, cercare di convincerlo, ad avere fiducia, in quanto, a causa delle azioni da loro intraprese, ci sono indizi consistenti che la loro situazione migliorerà.

Il premier Monti avrebbe potuto cercare di farlo, nell'intervento di ieri al Forum della «Coltivatori diretti», cogliendo l'occasione per rispondere alle valutazioni pessimistiche sull'autunno fatte dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e alle critiche avanzate da Susanna Camusso, che nella manifestazione di piazza della Cgil chiede soldi al governo non potendo averli dagli imprenditori nella situazione attuale. Monti invece ha detto: «Mi auguro che la situazione continui così, in questi pochi, pochi mesi che mancano all'emergere chiaro di segnali di ripresa». Ma i dati recenti sono, nel complesso, ancora negativi, sicché se la situazione continuasse così i segnali di ripresa non si manifesterebbero fra pochi mesi. L'unico argomento di Monti è che il Paese ha saputo sopportare con grande maturità i sacrifici richiesti. Però, se un mulo sopporta i pesi che gli si sono addossati senza stramazzare questo non implica che possa accelerare il passo. Siamo, forse, alla mistica del sacrificio, come pegno di salvezza? Monti dice a noi di avere fiducia nell'azione del suo governo mediante formule magiche, o salvifiche, senza fornire alcuna indicazione delle cose concrete che intende fare per far sì che la ripresa avvenga. Così l'esperimento parapsicologico da mago Otelma o di mistica e di filosofia salvifica che lui ci invita a fare, non funziona; perché dentro di noi non troviamo elementi per credergli, mentre le previsioni economiche di istituzioni autorevoli come Banca d'Italia ci dicono che nella seconda parte del 2013 ci sarà una ripresa debole e che, pertanto, nel complesso anche in tale anno l'andamento non sarà positivo.

Monti non è nuovo alle formule magiche circa la ripresa economica. Infatti, in gennaio, aveva dato al decreto sulle liberalizzazioni la denominazione «Cresci Italia», una sorta di «sollevati da terra, perché io ho alzato la bacchetta magica». Ma non si tratta di fare esortazioni, bensì scelte operative. E benché la situazione sia difficile, le cose da fare per la crescita ci sono. La Cgil vorrebbe che il governo stanziasse 1,6 miliardi annui per esoneri fiscali riguardanti i premi di produttività, che esso, invece, subordina al fatto che si faccia un accordo nazionale sulla produttività accettato da tutte le associazioni delle imprese, in cui si ammettano i contratti aziendali alla Marchionne. Il contratto che Fiat aveva concluso a Detroit con il sindacato Usa dell'auto contempla un aumento dell'orario di lavoro a parità di paga, riduzione degli scatti di anzianità e delle qualifiche in cambio di premi di produttività. Quello di Fiat in Italia prevede nuovi orari notturni, minori assenteismi, flessibilità di qualifiche, licenziamento di singoli che violano la disciplina aziendale.

L'accordo fra Cgil e Confindustria non ha stabilito nulla di simile per la produttività. E perciò non lo hanno firmato le piccole imprese, le aziende agricole e d'altri settori che vorrebbero le suddette flessibilità. Il governo, dato ciò, ha ritirato lo zuccherino degli 1,6 miliardi di vantaggi fiscali. Ora si cincischia per trovare un compromesso. Il governo potrebbe semplicemente stabilire che il beneficio fiscale per i premi di produttività è subordinato a contratti che abbiano tutte quelle clausole o quelle che appaiono più efficaci.

La ripresa non nasce da un sentimento spirituale e neppure dall'espansione dei consumi, tramite il deficit di bilancio, ma dal lavoro e dal risparmio, che genera ricchezza: quella economica, che, dato ciò, è anche ricchezza dello spirito.

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