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È RIMONTA GRAZIE SANTORO

Silvio ha vinto: non le elezioni, ma la sua personale partita contro i media che da anni lo sfottevano in ogni modo

È RIMONTA GRAZIE SANTORO

Silvio Berlusconi ha vinto: non le elezioni, ma la sua personale partita contro i media che, da almeno due anni, lo sfottevano in ogni modo, anche il più volgare, trattandolo cioè quale macchietta e non come avversario politico da rispettare e temere. In effetti, egli sembrava stanco, indeciso, impacciato, perfino svogliato. Il che induceva i commentatori a considerarlo perdente su tutti i fronti: politico, imprenditoriale, familiare; in una parola, a sottovalutarlo.
Errore fatale. Al Cavaliere è bastata la performance dell'altra sera a Servizio pubblico, il programma di La7 condotto da Michele Santoro, per ribaltare a proprio favore una situazione che pareva segnata dalla sconfitta. Sin dalle prime battute del confronto dialettico davanti alle telecamere, si è capito che il vecchio leader era un uomo diverso da quello che molti immaginavano irrimediabilmente in declino. I giornalisti presenti sono stati sorpresi e si sono lasciati sopraffare dal suo eloquio inarrestabile, mai riuscendo a contrastarlo con un minimo di efficacia.

Cosicché Berlusconi non solo è risorto, ma è tornato ad essere il mattatore dei tempi migliori, quando in poche settimane fondò Forza Italia e si impose alle consultazioni della primavera 1994, sconvolgendo equilibri politici che avevano dato l'impressione di essere inalterabili. Oggi il quadro partitico è mutato e un paragone con quell'epoca sarebbe azzardato; tuttavia una cosa è sicura: battere il redivivo Silvio il 24-25 febbraio non sarà uno scherzo (basti pensare che secondo i sondaggisti la performance di giovedì sera potrebbe valere dai 2 ai 5 punti percentuali). Se l'ex premier fosse in grado di condurre l'intera campagna elettorale con la forza e la determinazione sfoderate giovedì sera, durante la sfida con i «nemici» di sempre, i santorini, per altro i più attrezzati a colpirlo e mandarlo kappaò, il miracolo di una rimonta clamorosa sul Pd non sarebbe improbabile.

Esiste il precedente del 2006, ed è utile ricordarlo. Dopo 5 anni di governo traballante, funestati dai capricci dell'Udc e di Alleanza nazionale, il Cavaliere affrontò la competizione con Romano Prodi in netto svantaggio: nei sondaggi era sotto di 10 punti, un abisso. Il centrosinistra, esattamente come ora, si illuse di avercela fatta e si rilassò. Poi, inaspettatamente, con un guizzo formidabile, il capo del centrodestra si rialzò e cominciò a correre rovesciando le previsioni.

La volata finale fu appassionante e drammatica: si concluse con un pareggio. Anzi, la conta delle schede rivelò che Berlusconi aveva ottenuto più voti di Prodi. Il quale Prodi divenne lo stesso presidente del Consiglio, ma la sua permanenza a Palazzo Chigi fu breve come un sospiro: neppure due anni, perché la maggioranza già risicata si era spappolata. È vero che la storia non si ripete spesso, ma qualche volta sì.

I progressisti prendano atto dei segnali apprezzabili che ha fornito il fondatore del Pdl: sappiano che la lotta si è appena iniziata e che l'esito non è certo.

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