Rubrica Cucù

La pagina occulta dell'agenda dei Prof

Se Monti fosse davvero uno statista, un uomo delle istituzioni e un salvatore dell'Italia in rovina, non sarebbe salito in politica

Se Monti fosse davvero uno statista, un uomo delle istituzioni e un salvatore dell'Italia in rovina, non sarebbe salito in politica, come ha detto con demagogica ipocrisia. Avrebbe servito il Paese fino alle elezioni, gestendo il voto con tecnica imparzialità, poi avrebbe atteso che la politica si riprendesse la sovranità, confidando che lo avrebbero richiamato in servizio perché necessario.

Se Monti fosse davvero convinto di essere indispensabile e proficuo all'Italia non avrebbe avuto alcun bisogno di farsi la lista, di ridursi al ruolo di terza o quarta forza politica, di associarsi a vecchi marpioni della politica nostrana, di litigare col Pdl che lo aveva sostenuto e di passare da tecnico a pirotecnico. Ma lui, candidato impopolare del partito popolare, ha fatto un calcolo degno dei partitini aghi della bilancia: considerando che la sinistra non avrà i numeri per governare da sola e considerando che Bersani potrà governare solo se bilancerà Vendola con un centruzzo euro-tecno-moderato, in modo da esaltare il suo ruolo centrale, ci sarà bisogno di me.

Così potrò dire: vi sostengo e vi copro davanti all'Europa dei tecnici, dei mercati e dei moderati, in cambio del Quirinale, di un ruolo importante per Casini e un posto per Fini. Così garantiamo un nuovo centrosinistra europeo e chiudiamo Berlusconi in cella con Grillo e Maroni. Questa è la pagina occulta ma decisiva dell'Agenda Monti e dei suoi mandanti.

Ah, dimenticavo, poi ci sono quelli lì, fastidiosi, lamentosi, ingombranti; come li chiamate? Italiani.

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