Politica

Mascalzoni no, ma anche sì

Ingroia è un "mascalzone latino" che finge di non vedere il suo doppiopesismo: moralmente ed eticamente intransigente con gli altri, indulgente con se stesso

Antonio Ingroia in giro per la città tra i palazzi del potere
Antonio Ingroia in giro per la città tra i palazzi del potere

Il candidato Ingroia, leader rivoluzionario, non si è abituato al suo nuovo ruolo di politico. Da pm faceva domande e i malcapitati dovevano rispondere. Oggi a rispondere, come candidato premier, tocca a lui. E lui le domande proprio non le sopporta, come ha dimostrato l'altra sera nella trasmissione condotta su Raitre da Lucia Annunziata. Tanto che mi è venuto spontaneo dargli, in diretta, del mascalzone. Che significa, cito da vocabolario: falso, senza scrupoli, birbante, monello. Non volevo offenderlo, ma solo evidenziare le sue reticenze e le sue furbizie dialettiche. Un classico «mascalzone latino», nome noto nel mondo grazie alla vela, che finge di non vedere il suo doppiopesismo: moralmente ed eticamente intransigente con gli altri, indulgente con se stesso. Tanto da non dimettersi dalla magistratura, da candidarsi anche dove non può essere eletto per legge (Sicilia), da sostenere i No Tav e avere come alleato l'inventore della Tav (Di Pietro), da criticare la legge elettorale ma utilizzarla per piazzare candidati protetti a destra e a manca. L'elenco sarebbe lungo. Ingroia non sarà mascalzone nel senso criminale della parola, ma diciamolo: il suo comportamento è certamente da birbante.

Basta intenderci sul significato delle parole.

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