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Marò, processate Monti per tradimento

La Corte suprema indiana stabilisce che Latorre e Girone siano indagati dall'antiterrorismo: pena di morte non esclusa

Marò in commissariato per la firma settimanale
Marò in commissariato per la firma settimanale

Quante bugie ci hanno raccontato. E quanto pressappochismo. Monti e compagnia scadente (presto ci sarà un nuovo governo, per fortuna) sono stati i protagonisti di un fallimento politico-giuridico-diplomatico senza precedenti. Dopo 14 mesi, i fucilieri di Marina, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, sono ancora prigionieri in India. Ma non basta. La Corte suprema di New Delhi ha deciso che le indagini sulla vicenda siano affidate alla Nia, cioè l'agenzia antiterrorismo indiana. Quindi, tutte le richieste italiane ai giudici sono state respinte, soprattutto quella sulla competenza della Nia, che procedeva contro i marò in base a una legge che prevede la pena di morte per atti terroristici o di pirateria. Ci sarebbe da ridere se non fossimo davanti a una vera tragedia: i nostri militari in missione anti pirateria accusati di pirateria. Ma qui non si scherza, c'è il patibolo di mezzo.
Il governo ha sempre mentito agli italiani e Monti ha continuato a farlo anche recentemente, quando è andato da Fazio in tv ad affermare che non sarebbe mai stata comminata la pena capitale: c'erano le garanzie indiane. Tutte balle, che sono venute a galla facendo emergere anche la condotta, a dir poco criminale, di chi ha deciso di rimandare Latorre e Girone in India. Massì, diciamola tutta: alla sbarra non dovrebbero esserci i marò ma il governo dei professori. Qualcuno ha dei dubbi? Fughiamoli subito. La nostra Costituzione (art. 27) non ammette la pena di morte e il nostro diritto (art. 698 cpp) vieta espressamente la consegna di un imputato a uno Stato estero nel caso sia prevista la pena di morte. Che cosa hanno fatto invece Monti e compagnia? L'esatto contrario, violando i diritti fondamentali e i principi ispiratori della nostra Carta. Non basta. L'India ha violato due volte il diritto internazionale: 1) la convenzione Onu sul diritto del mare, sottoscritta anche da New Delhi, che definisce i diritti degli Stati costieri: l'incidente non è avvenuto in acque territoriali indiane, ma a 20,5 miglia dalla costa, come ammette la stessa Corte suprema, quindi l'India non ha giurisdizione sulla vicenda; 2) l'immunità funzionale, cioè il principio internazionale in base al quale il militare in missione non risponde in prima persona, ma le sue azioni saranno imputate allo Stato di provenienza, in questo caso l'Italia che, a sua volta, ha il diritto di processarli. L'India ha goduto recentemente di questo diritto, rimpatriando i suoi soldati, in Congo per conto dell'Onu, accusati di stupri e traffico d'oro.


Bene, di fronte a queste gravissime violazioni del diritto internazionale, il governo che ha fatto? È ricorso all'Onu? Ha chiesto un arbitrato internazionale? Macché, l'Italia ha permesso all'India di calpestare leggi, convenzioni e le vite di due militari senza muovere un dito. Allora, chi dovrebbe essere processato oggi, Monti e compagnia oppure i due marò?

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