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La Fiom ha già nostalgia dell'Imu

I metalmeccanici chiedono più tasse. E il Pd rischia di restare prigioniero degli estremisti

La Fiom ha già nostalgia dell'Imu

La dimostrazione per il lavoro della Fiom si è conclusa con la assurda richiesta di «sciopero generale»: ossia si decide di non lavorare per avere più occupazione, con i soldi dello Stato. Ciò proprio mentre occorrerebbe fare il contrario perché siamo in un momento difficile con troppi disoccupati: una lama nella carne, come dice il cardinale Bagnasco. Ma la lama non si estrae con le proteste e il denaro pubblico che comporta o nuove tasse o nuovi debiti, ma con la terapia opposta. E bene ha fatto Epifani, neosegretario Pd, a non presentarsi a questa manifestazione, cui invece hanno dato il loro timbro i soliti ex e neo comunisti e movimentisti, cioè Vendola, Gino Strada, Rodotà, Cofferati cui si aggiungono i 5 stelle, nostalgici della stella rossa a 5 punte.

È certamente necessaria una rete di emergenza del rifinanziamento della cassa integrazione straordinaria. Ma a questo scopo lo manifestazione della Fiom era inutile e anche tardiva, perché questa misura fa parte del programma del governo, per superare l'emergenza. Infatti fra le delibere già prese c'è il rifinanziamento della cassa integrazione con un miliardo di euro, insieme con l'eliminazione della prima rata dell'imposta sulla prima casa. Per creare occupazione occorre soprattutto una politica di crescita basata su riduzioni di imposte per le assunzioni dei giovani, sull'alleggerimento dell'Imu per rassicurazione delle famiglie circa le loro proprietà e per la ripresa del mercato immobiliare: il tutto da compensare con una diminuzione delle spese. Occorre una liberalizzazione progressiva del mercato del lavoro e l'incentivo ai contratti di produttività, il rilancio degli investimenti nelle infrastrutture con le forze del mercato sfruttando il momento felice dell'abbondanza di capitali internazionali alla ricerca di buoni impieghi.

Occorre la semplificazione delle regole per dare maggior spazio alle iniziative di investimento, lo stimolo al credito alle imprese e la stabilità politica, occorre un governo di coalizione per dare un quadro di certezza e ordine. Ad esempio è importante mantenere l'ordine per far proseguire i lavori della Tav in Valle Susa e proteggere i lavoratori dei cantieri nel diritto al lavoro: molti di quelli che hanno partecipato alla manifestazione della Fiom stanno coi No Tav. Fra le richieste del segretario generale Fiom Landini ne emergono due, che tolgono lavoro anziché crearlo: il no ai contratti di lavoro flessibili della legge Biagi, bollati con il termine spregiativo di «precariato»; e il no all'articolo 8 dell'ex ministro del Lavoro Sacconi, che dava piena cittadinanza ai contratti aziendali riguardanti il lavoro a tempo indeterminato flessibile (cioè anche notturno e con variazioni di orario in relazione ai fabbisogni ) orientati alla produttività e incentivati con premi di produttività. C'è anche la riduzione degli orari di lavoro, a parità di retribuzione nella illusione che il motto «lavorare meno lavorare tutti» funzioni. Una sola di queste riduzioni ha senso: quella attuata con i contratti di solidarietà, in cui le imprese riducono l'orario di lavoro per dipendenti attuali in alternativa alla cassa integrazione straordinaria quando ricorrerebbero le condizioni per questa o in cambio della assunzione di nuovi addetti. Però con le norme sui contratti di solidarietà lo Stato integra la retribuzione degli addetti a orario ridotto. Sicché la misura ha una componente di assistenza, a carico del contribuente; ha natura sociale non economica e ha limiti. Bisogna invece seguire principi economici per creare una occupazione valida, che genera nuova ricchezza anziché distruggerla... Sbaglia perciò Landini quando afferma che per creare lavoro bisogna soprattutto «redistribuire».

Landini si contraddice, poi, sostenendo che il governo non doveva tagliare l'Imu e affermando che è «un favore a Berlusconi». Essa è un alleviamento fiscale per 18 milioni di famiglie in grandissima parte di lavoratori. La manifestazione della Fiom, del tutto legittima, è stata anche utile.

È servita a mostrare che questo sindacato è rimasto al tempo della «falce e martello», la ricetta che ha generato le peggiori condizioni dei lavoratori.

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