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Messaggi in codice

Napolitano, Grasso e Corriere prendono in ostaggio il parlamento con allusioni e minacce

Messaggi in codice

Segnali di fumo. Mancano cinque giorni alla sentenza Berlusconi e l'orizzonte politico è carico di avvisi, messaggi, più o meno in codice, consigli, avvertimenti, prediche in stile padre di famiglia e soprattutto tensioni. Tutti con lo stesso obiettivo: non far cadere il governo. I mittenti sono chiari, un po' più oscuri restano i destinatari. C'è un'aria strana, da tempesta in arrivo, come se qualcosa dovesse accadere da un momento all'altro, con un governo su cui gravano nubi oscure, indefinite, forse passeggere, forse no. È qualcosa che si annusa, si respira, ancora più inquietante perché appare irrazionale. E dal Colle e dai palazzi, dai giornali al ventre della politica rimbalzano appunto segnali. Segnali cupi.
Napolitano si sveglia e prende a pretesto i dubbi di Bertinotti, messi nero su bianco sempre sul Corsera, per fare un dotto ragionamento sulla malattia del ritorno al voto troppo frequente. Le elezioni anticipate - scrive in una lunga lettera al Corriere della Sera - è una delle più dannose patologie italiane. Sembra un bollettino medico, dove il paziente è l'Italia e la malattia è l'instabilità politica. Un male quasi genetico, un vizio diventato cronico, che porta il Paese a rimescolare le carte appena se ne presenta l'occasione.
Ed è ancora da via Solferino che arriva un altro avviso ai naviganti. Il messaggio questa volta è di Ferruccio De Bortoli, il direttore, che non è una figura istituzionale, ma quasi ci assomiglia. È un editoriale, che svela un retroscena, con un tono preoccupato e il sapore della minaccia. Attenzione, vi ricordate quel tardo autunno di due anni fa? Berlusconi lascia, lo spread incalza, i mercati fanno una danza macabra, l'Italia traballa e il governo, d'intesa con Bankitalia, prepara un decreto di chiusura dei mercati finanziari. C'è stato - ricorda De Bortoli - un momento nel quale temevamo di non poter più collocare sul mercato i titoli del debito pubblico. Ecco. «Quel decreto rimase in cassaforte, e speriamo che vi resti per sempre». Il direttore del Corrierone fa capire che c'è una spada di Damocle sulle nostre teste. Evoca il fallimento dello Stato e il tracollo dell'intera economia. Questa storia è un modo per blindare l'attuale governo. Chi lo tocca diventa il traditore, il disfattista, l'irresponsabile. Poi tocca al presidente del Senato. Grasso è più diretto. Qualsiasi sia il verdetto della Cassazione la stabilità deve essere garantita in qualunque modo. «Non bisogna sovrapporre le vicende giudiziarie del singolo alle vicende politiche generali».
Questa attesa chiaramente non può essere serena, ma ci sono anche troppe mani avanti. È un monito a Berlusconi? Probabile. Conoscono già la decisione dei giudici? Inquietante. È un consiglio per i magistrati? Inopportuno. È un invito a tutte le forze politiche, Renzi in testa, a non agitarsi troppo, a non pensare a colpi di testa, tanto a questo governo non ci sono alternative e in un modo o nell'altro i poteri che contano faranno in modo di cristallizzare questa situazione? Preoccupante.

Qualsiasi sia il destino dell'Italia spetta agli italiani dire l'ultima parola, fosse anche il diritto di scegliere di che morte morire.

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