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Il Pdl: "Mai coi carnefici del Cavaliere"

Affondo sulla decadenza, Santanché: "Uniti nel fare scudo al nostro leader". Brunetta: "Il Pd si prenda le sue responsabilità"

Il Pdl: "Mai coi carnefici del Cavaliere"

Milano - Mai «al fianco dei carnefici di Silvio Berlusconi», ma «deciderà solo ed esclusivamente lui». Così Daniela Santanchè ha risposto ieri ai giornalisti che le chiedevano ancora se ed eventualmente quando la delegazione del Pdl potrebbe staccare la spina al governo Letta. E il videomessaggio che sta tenendo sulle spine la politica ormai da giorni? «So che Berlusconi lo ha registrato - ha rivelato - e penso che la cosa sia imminente». L'occasione è la presentazione a Milano, insieme al coordinatore lombardo Mario Mantovani, della campagna per appoggiare i referendum dei Radicali per la riforma della giustizia. Non è questione di falchi e colombe, ha voluto sottolineare Santanchè, perché «non ho tante certezze, ma una granitica ce l'ho: che il Pdl non è diviso, siamo un sol uomo con Silvio Berlusconi. Poi, grazie a Dio, non siamo un partito di plastica, né una caserma ma l'obiettivo è comune, anche se abbiamo sensibilità diverse. E a differenza degli altri partiti abbiamo un leader riconosciuto che fa la sintesi delle nostre posizioni». Anche se i veleni continuano a circolare e alcune indiscrezioni nei Palazzi romani parlerebbero di una ventina di «Giuda» pronti ad appoggiare un governo Letta bis. Ma sul destino della legislatura la Santanchè non sembra disposta a scommettere: «Penso che a breve con questo atteggiamento del Pd e non solo del Pd, il presidente Berlusconi debba decidere».

E di quanto la situazione sia ormai sull'orlo del baratro (ovvero quanto le urne siano vicine) sono testimonianza le parole del solitamente diplomatico e felpato presidente dei senatori Pdl Renato Schifani che a Radio anch'io ha detto di ravvisare «l'avvicinarsi di un momento di crisi. Quando si convive in un'alleanza devono vigere le regole del reciproco rispetto». Ma dal Pd «non riscontriamo questo atteggiamento». Perché «quando un alleato di governo vota contro un altro alleato di governo, la convivenza politica diventa impossibile». Ed è per questo che Schifani vede «l'avvicinarsi di un countdown che determinerà irreversibilmente scelte politiche». E alla senatrice Pd Anna Finocchiaro convinta della costituzionalità della legge Severino con cui la sinistra vuol far fuori Berlusconi a colpi di sentenze, Schifani replica deciso. «È evidente che le leggi vadano rispettate, ma anche che c'è la possibilità che vengano sottoposte al vaglio dei giudici costituzionali e di ricorso alla Corte Ue. Noi è questo che chiediamo e se questo ci viene negato non possiamo che prendere atto che il Pd ha già deciso pregiudizialmente». Deciso anche l'intervento del capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta: «Il Pd gioca con la vita del senatore Berlusconi per eliminare un avversario politico attraverso la via giudiziaria. Beh, il Pd si assumerà una grandissima responsabilità nell'aprire la crisi della coalizione e quella di governo».

E la giustizia non a caso è il filo conduttore della grande mobilitazione del Pdl che nel fine settimana allestirà solo in Lombardia 550 gazebo. Quasi una prova generale di campagna elettorale. Per ora raccolta firme sui sei quesiti, a partire da quelli sulla separazione delle carriere dei magistrati e la responsabilità civile che li equiparerebbe ai medici. «Che la giustizia sia malata - ha detto Santanchè - i cittadini lo provano sulla pelle.

Una riforma è indispensabile: se gli italiani, attraverso referendum, potranno esprimere la propria opinione, non ci sarà dubbio su quello che pensano».

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