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La rete di potere che spinge Matteo verso Palazzo Chigi

Ecco i nomi della "Renzonomics". Attorno a lui ruota un sistema di alleanze che intreccia alta finanza e lobby

La rete di potere che spinge Matteo verso Palazzo Chigi

La figuraccia en plein air fatta fare da Renzi al «renziano» sindaco di Siena, Bruno Valentini, raccontando un suo sms («Matteo, sulle nomine Mps vado diritto?») e la risposta del rottamatore («Bruno, ma che c'entro io come Mps?») ha un risvolto che spiega bene come funziona la Renzonomics, la rete di Matteo Renzi nel campo poteri economici, dietro le quinte della propaganda.

Mentre il sindaco ripeteva alla Festa Pd di Genova il suo slogan, «via la politica dalle banche», in realtà - come rivelato da David Allegranti sul Corriere Fiorentino - un suo fidatissimo emissario, Luca Lotti, deputato, faceva la spola tra Firenze e Siena (tre volte in pochi giorni) per far convergere i voti sul nome gradito a Renzi alla Fondazione Mps, l'ex prodiano riconvertito al renzismo, professor Francesco Pizzetti. Poi è passata la nomina di Antonella Mansi, ma con l'appoggio, si dice, dell'uomo di collegamento tra Renzi e il mondo economico, il suo lobbista e fund raiser Marco Carrai (da poco nominato alla presidenza di Aeroporto di Firenze Spa). È anche grazie al suo lavoro che attorno a Renzi si è consolidato un sistema di alleanze che incrocia finanza, banche, lobby imprenditoriali ed editoria. Il cocktail perfetto per chi ambisce alla leadership nazionale.

Carlo De Benedetti padrone di Repubblica punta su Renzi e il suo giornale segue la linea (Pippo Civati alla Festa Pd di Firenze sfotteva: «Chiamatela pure RenZpubblica»), molti azionisti del Corriere Fiorentino sono finanziatori di Renzi, le tv - specie La7 e Sky - lo adorano (dal 2012 ad oggi è stato ospite 83 volte!), e tra i proprietari del Corriere della Sera c'è il neo-renziano Diego Della Valle. Più articolato il rapporto con Intesa San Paolo, maggiorente in via Solferino. Renzi ha un alleato nel presidente della Fondazione San Paolo, Sergio Chiamparino, che i renziani hanno proposto per il Quirinale. Ma il dominus della banca, Giovanni Bazoli, ex prodiano, non ha simpatie per la rottamazione («termine indegno», disse), quanto piuttosto per l'area Napolitano-Letta, che poi è la linea del Corriere (e della Stampa, editore Fiat, divisa tra un Sergio Marchionne che ha litigato con Renzi e un John Elkann invece, si dice, più simpatizzante). Freddi, invece, i rapporti con la seconda superbanca italiana, Unicredit, il cui ad, Federico Ghizzoni, si è schierato pubblicamente con Letta. Nello stesso Consiglio di Intesa San Paolo siede Jacopo Mazzei, di antica famiglia fiorentina, una delle casate patrizie che finanziano l'aspirante nuovo leader del centrosinistra. E non a caso Mazzei è anche nel Cda di Aeroporto di Firenze Spa, in Fondazione Palazzo Strozzi, e soprattutto presidente (dal 2011 al febbraio 2013) dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, nel cui Cda ritroviamo il lobbista Carrai, mentre la Banca Cr Firenze è guidata da Giuseppe Morbidelli, sempre di area renziana. Via la politica dalle banche?

Ovvio che provocasse un putiferio la notizia che l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze aveva investito, nel 2012, 10 milioni di euro in bond del fondo Algebris di Davide Serra. Cioè del finanziere che ha organizzato diverse cene di fund raising per Renzi. La più nota, e fonte di polemiche a sinistra, quella di Milano: mille euro come contributo base per commensale, tra cui il numero uno di Deutsche Bank Italia Flavio Valeri, il presidente di Lazard e Allianz Italia Carlo Salvatori, banchieri da Bpm a Royal Bank of Scotland, il finanziere Francesco Micheli e l'amministratore delegato di Amplifon Franco Moscetti. Tra i suoi sponsor anche l'ex ad Fiat Paolo Fresco, nominato nel consiglio del Maggio Fiorentino, come anche Giovanna Folonari, famiglia Folonari, già assessore di Renzi. In città Renzi ha rottamato vecchi poteri (a iniziare dal Pd fiorentino, annullato) per sostituirli con una cerchia di poteri che ruota attorno a lui. Nel settore immobiliare fiorentino, ad esempio, «le coop hanno perso il ruolo dominante» scrive Duccio Tronci nel suo Chi comanda Firenze (edizioni Castelvecchi), mentre sono ottimi i rapporti del sindaco con i gruppi e le famiglie che posseggono molti dei palazzi storici fiorentini. E che hanno molto apprezzato la pedonalizzazione delle vie del lusso, come via Tornabuoni, dove sorge Palazzo Tornabuoni. La proprietà è del gruppo Fingen, famiglia Fratini, vicini a Renzi.

Altri sponsor e finanziatori tra le case di moda fiorentine (su tutti Ermanno Scervino, che gli regala pacchi di camicie bianche), poi i Frescobaldi, poi imprenditori come Nerio Alessandri fondatore della Technogym. I rami del renzismo arrivano fino ai vertici Telecom. A marzo il presidente Franco Bernabè, attraverso la sua Fb Group, racconta Italia Oggi, «è entrato in due società che fanno riferimento a Carrai - scrive, il Gianni Letta di Renzi». Tutte ottime referenze per bussare a Palazzo Chigi.

(9. Continua)

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