Rubrica Cucù

Il tricolore della discordia

Il Nord è al verde. Il Centro va in bianco, nel senso che ha esaurito la manna dei ministeri romani. Il Sud è in profondo rosso

L'Italia sta vivendo una cromoterapia a rovescio che corrisponde al tricolore della nostra bandiera. Il Nord è al verde, cioè ormai privo di liquidità. Il Centro va in bianco, nel senso che ha esaurito la manna dei ministeri romani. Il Sud è in profondo rosso, come i bilanci e le casse che colano a picco, l'emergenza che suona l'allarme e la benzina che sta per finire.

Il tricolore corrisponde al tripolarismo della nostra politica: il verde rabbia dei grillini, dei leghisti e degli antagonisti, il bianco anemico dei moderati e dei cripto-dc, il rosso antico delle sinistre ferme al semaforo del loro livore. Pensavo a questa tripartizione cromatica vedendo lo spettacolo del Parlamento alle prese col caso Cancellieri. Verde era la rabbia contro di lei, bianca l'indulgenza plenaria, rosso l'imbarazzo di sostenerla, come la vergogna. E la Cancellieri rispecchiava fedelmente la sua maggioranza: aveva la sinistra offesa e sosteneva la sua arringa e i suoi fogli con la destra. In questo era la top model del governo Letta, perché ne indossava precisamente gli equilibri: attaccato dalla verde rabbia grillina e leghista, difeso dalla bianca area moderata, sostenuto con evidenti rossori dalla sinistra che, mentre appoggia Letta, incorona il suo carnefice, Renzi.

Tornando al tricolore, l'Italia è divisa tra il Nord Verde nelle mani della Lega (Piemonte, Veneto, Lombardia), il Sud rosso, dissanguato dall'emorragia di giovani, e il Centro Bianco con Papa Francesco.

Lo Stato pontificio è l'ultimo rifugio di un Paese scolorito.

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