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Berlusconi nella tana del Pd

Il segretario ospita il Cavaliere nella sede del partito. Fuoco di sbarramento di bersaniani, alfaniani e montiani

Berlusconi nella tana del Pd

Berlusconi e Renzi contro i reazionari. È questa la battaglia per il futuro. Chi sono i reazionari? Quelli che vogliono ibernare l'Italia e fanno muro contro il futuro, quelli che non vogliono cambiare nulla, che boicottano ogni idea di riforma e pensano soltanto a conservare poltrone e privilegi. Non si possono più nascondere. Sono pezzi del passato che non passa. Sono scogli ingombranti della vecchia Dc e del vecchio Pci. Sono quello che resta, ma purtroppo non è poco. Sono sopravvissuti alla Prima Repubblica e hanno tenuto in ostaggio la Seconda fino a farla avvizzire come carne andata a male. E in queste ore sono tutti schierati per l'ultima battaglia. Obiettivo: fermare l'accordo tra Renzi e Berlusconi per definire le regole del gioco.

È il passato remoto che si oppone al nuovo, quello fresco di Renzi e quello di chi da vent'anni cerca di sconfiggere i reazionari. Berlusconi alcuni di questi «figli del passato remoto» se li è tenuti in casa, li ha allevati, ha dato loro le chiavi del partito. Poi si è accorto che anche loro erano devoti al gattopardismo. Renzi li ha sfidati alle primarie. È stato prima sconfitto e poi ha vinto. E ora non può piegare la testa. Gli stanno intorno, lo strattonano, lo accusano di dialogo con il nemico. Il segretario del Pd però sa che se ora si arrende, se fa marcia indietro, perde il primo importante match con chi lo considera un intruso e lavora per sabotare il suo rinnovamento. Se cade adesso la sua partita è compromessa. Resterà sempre schiavo dell'apparato. E, infatti, lo sfida invitando il «nemico» nella sede del Pd.

Oltretutto questa non è una battaglia come le altre. L'incontro tra Berlusconi e Renzi in qualsiasi altra democrazia sarebbe considerato normale. Non è un inciucio. È il tentativo di risolvere un problema. Il discorso è semplice e logico. La Consulta ha detto che il «Porcellum» non è costituzionale. Serve una nuova legge elettorale. Come si può escludere il leader di un partito con milioni e milioni di voti? È chiaro che prima di andare al voto devi chiarire quali saranno le regole. E la prima persona da sentire è il tuo avversario, perché se le regole le fai solo con i presunti amici non è democrazia.

Solo che i bersaniani, i franceschiniani, gli alfaniani, ciò che resta dei montiani si indignano. Perché? Alcuni temono di perdere il potere di ricatto verso i partiti più grossi e perdere le poltrone. Altri sono innamorati della democrazia dei tecnici e dei burocrati, una democrazia che non prevede il voto. E poi ci sono quelli che non vogliono le riforme, amano restare nel limbo e sognano il passato.

Tutti questi seguono una regola mortale: vietato parlare al futuro.

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