Cronache

La saga horror dei Marius. Un'altra giraffa sul patibolo

Dopo il caso di Copenaghen, un altro zoo vuole abbattere un secondo esemplare (omonimo) per evitarne la riproduzione

La saga horror dei Marius. Un'altra giraffa sul patibolo

Non si è per nulla spenta l'eco del crimine commesso nello zoo di Copenaghen, dove pochi giorni fa il direttore, Beng Holst, ha deciso di sparare un colpo di pistola in testa alla giraffa Marius, che già un altro parco zoo danese, il Jylland Park, vicino alla città di Herning, ha fatto sapere che potrebbe uccidere, a sua volta, un'altra giraffa per gli stessi motivi che hanno causato la morte violenta della prima. Curiosamente quest'altra moritura porta lo stesso nome, Marius, di quella uccisa e poi sezionata, in un crescendo grandguignolesco, nel prato davanti al recinto delle giraffe al cospetto di bambini, maestre e genitori, invitati dallo zelante direttore ad assistere all'autopsia in diretta. Confesso che, quando ho letto la notizia su un'agenzia, ho pensato a una bufala. Un'altra giraffa di nome Marius quando mezza Europa sta inviando mail di fuoco in Danimarca promettendo di boicottarne anche il consumo di birra a biscotti burrosi? Consultando la stampa estera ho dovuto decisamente scartare l'ipotesi di una burla ideata da qualcuno in vena di essere più imbecille del solito. La giraffa Marius II esiste davvero, è proprio all'interno di quel parco zoo che abbiamo indicato, è un maschio di sette anni e rischia seriamente di subire la stessa sorte di Marius per gli stessi identici motivi. Il Jyllands Park infatti ha due giraffe entrambe di sesso maschile e già questo la dice lunga sulle capacità raziocinanti dei suoi dirigenti.

Ma torniamo un attimo sui reali motivi che hanno indotto il direttore dello zoo di Copenaghen a giustiziare il giovane Marius. Dovete considerare che la mentalità nordeuropea è un po' diversa dalla nostra. Là predomina il pragmatismo. Marius era in sovrannumero e, visto che lo zoo fa parte di un programma europeo che persegue la purezza ariana della giraffa, non poteva rischiare di «inquinare» il sangue di lontani parenti né a Copenaghen né in nessun altro posto. Ecco perché si sono rifiutati di cederlo ad altra struttura. Non potevano neanche sterilizzarlo, perché l'intervento era a rischio (sparargli in testa invece no). Rimandarlo a casa sua era fuori discussione perché non si sarebbe riambientato, quindi rimaneva un'unica soluzione. La pallottola nel cranio. L'autopsia all'aperto coram populo è stato un gentile regalo del direttore. Vorrei fare umilmente notare che Marius e Marisu II non sono nati sotto un cavolo ma da quell'accoppiamento che normalmente risulta anche piacevole ai mammiferi e che, sono certo, viene precocemente e sapientemente spiegato ai pargoli danesi. Se non sono nati per caso, cosa li hanno tenuti a fare per 18 mesi il primo e per 7 anni il secondo, visto che lì non erano al loro posto? Ve lo dico io. Per far pagare il biglietto ai visitatori. Quando poi Marius ha «guadagnato» abbastanza e stava sulle balle ci ha pensato il direttore, improvvisandosi anche macellaio. Così Janni Løjtved Poulsen, il direttore dello zoo di Marius II ha chiaramente detto che, appena avranno la giraffa femmina, dovrà abbattere uno dei due maschi. Non ha chiarito se vorrà fare una dissezione pubblica. Ci sta pensando.

Certo che l'Ue è curiosa: riesce a concordare che le zucchine vendute al suo interno siano tutte lunghe 20 centimetri, ma non riesce a mettersi d'accordo sul numero di giraffe. Speriamo in Renzi?

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