Rubrica Cucù

Macelleria Chigi, partiti a pezzi interi

Altro che circolazione delle élite, qui siamo alla centrifuga; non durano un anno e dall'investitura passano subito al massacro

Passo tra i Palazzi della politica e mi sembra di passare tra i banconi della Vucciria, a Palermo. Vedo appesi, come nel quadro di Guttuso, lacerti di Saccomanni al gancio, capi di governo e di bestiame esposti a gocciolare, Monti e montoni, Letta e capretta, e in polleria galline ossute col collo tirato, dalla Fornero alla Bonino, tacchini speziati come la Kyenge e non mi addentro in macelleria per non trovare carcasse di corpi amici, manzi di sindaci, spiedini di governatori, mega-manager scuoiati e presidenti imporchettati, più stagionate carni di interi partitini coi loro capi da macello.

Resistono pochi reduci ma ridotti a vitel tonné. I governi s'insediano, tutto si paralizza nella stasi dei veti incrociati ma scatta un turn over pazzesco di classi dirigenti, politici e alti funzionari. Altro che circolazione delle élite, qui siamo alla centrifuga; non durano un anno e dall'investitura passano subito al massacro. È sconcertante la loro rapida ascesa e il loro rapido declino. Meriti e colpe, capacità e carriere non contano. Tutto avviene così, per sortilegio. Con la stessa insensata leggerezza con cui diventano star, finiscono dopo un giro nel labirinto politico in pasto al Minotauro.

Il merito non vale, l'appartenenza a un gruppo è aleatoria. Un Paese dominato dalla ruota della fortuna, concorrenti allo sbaraglio. A proposito, ora c'è Matteo, il Ragazzo della Provvidenza, e già comincia il tiro al piccione. Da mattatore al mattatoio.

Entri da dio nel Pantheon e dopo un anno esci sbranato dal Colosseo.

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