Politica

Accordo in extremis: martedì si vota il Papa DOPO BENEDETTO Verso l'elezione

Accordo in extremis: martedì si vota il Papa DOPO BENEDETTO Verso l'elezione

RomaI cardinali hanno deciso: si chiuderanno in conclave martedì 12 marzo. Al mattino il cardinale decano Angelo Sodano presiederà la messa votiva «Pro eligendo Pontifice» in San Pietro; al pomeriggio sarà pronunciato l'«Extra omnes», tutti fuori, e sotto il Giudizio di Michelangelo i principi della Chiesa effettueranno la prima votazione per eleggere il successore di Benedetto XVI.
Da mercoledì procederanno a tappe di quattro scrutini al giorno ma le fumate quotidiane saranno due, a fine mattinata e nel tardo pomeriggio. Soltanto la fumata bianca uscirà dal camino della Cappella Sistina subito dopo l'elezione. I grandi elettori saranno 115 per un quorum di 77 voti.
È stata dunque utilizzata la possibilità, prevista dal Motu proprio emanato da Benedetto XVI il 22 febbraio, di anticipare l'inizio del conclave. Anticipo modesto, di appena tre giorni, perché la scadenza normale è di 15 giorni (e non oltre 20) di sede vacante. I grandi elettori hanno deciso nel pomeriggio durante l'ottava congregazione generale.
Ma ciò non significa un «rompete le righe» in vista dell'elezione. Questa mattina i cardinali si radunano per la nona volta nell'Aula nuova del Sinodo e probabilmente lo faranno ancora lunedì per le ultime formalità, come il sorteggio delle stanze nella Casa Santa Marta dove alloggeranno da lunedì sera.
Fissare la data significa che i cardinali si sentono pronti al grande compito e che ognuno ha individuato la rosa di candidati, o almeno ritiene di chiarirsi le idee entro lunedì. Significa anche che si cominciano a formare gruppi di sostegno alle candidature più forti. E che gli americani hanno dato il via libera: sono stati loro i più determinati a chiedere tempi lunghi per consultarsi e anche approfondire i vari curriculum. Loro hanno chiesto con maggiore forza la trasparenza sui dossier più scottanti: scandali sessuali, Vatileaks, finanze vaticane.
I nomi più ricorrenti sono quelli dell'arcivescovo di Milano Angelo Scola e di due statunitensi: Tim Dolan (New York) e Sean O'Malley (Boston). Non c'è contrasto all'interno di questa terna. Sarà proposto un nome ai primi scrutini per verificare se il suo consenso cresce, oppure se sarà necessario puntare su un «outsider».
Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ha spiegato che «le congregazioni non sono tutto per giungere a una scelta». I cardinali si sono ritagliati un certo tempo per colloqui personali o a piccoli gruppi. Anzi, «la riflessione sui candidati più adatti non avviene con gli interventi in assemblea che servono per individuare il profilo e le tematiche per cui deve essere adatto il pontefice».
In questa settimana hanno preso la parola oltre 100 porporati sui 150 presenti in media e i temi affrontati sono stati moltissimi: soltanto ieri mattina si è parlato di dialogo interreligioso, bioetica, giustizia, annuncio della fede, collegialità, ruolo della donna. Ma durante le congregazioni non si fanno nomi. E non se ne faranno neppure stamattina, quando prenderanno la parola altri cardinali in lista d'attesa. Le informazioni specifiche vengono raccolte direttamente presso gli interessati: «Dialogo personale e ricerca di notizie specifiche è parte integrante del lavoro dei cardinali», ha detto padre Lombardi.

Sembra un'implicita conferma a quanto ha dichiarato al Chicago Tribune l'arcivescovo Francis George: nelle congregazioni si svolge anche un'opera di «vetting», cioè si vaglia con cura il passato dei candidati.

Commenti