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Alfano, il meno amato dagli italiani

Il ministro dell'Interno ultimo nel gradimento secondo un sondaggio: fermo al 42%. E in Calabria c'è la grana Scopelliti

Alfano, il meno amato dagli italiani

Silvio Berlusconi aveva ragione. Ad Angelino Alfano manca il quid. Lo dimostra anche il sondaggio dell'Istituto Piepoli pubblicato ieri dalla Stampa. Il ministro dell'Interno nonché creatore del Nuovo centrodestra nonché ex delfino del Cavaliere è il meno amato tra tutti i ministri del gabinetto di Matteo Renzi. Solo il 42% del campione intervistato ha espresso gradimento per il titolare del Viminale relegandolo all'ultimo posto della classifica guidata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio e uomo ombra del premier, Graziano Delrio (64%).

Tutta la visibilità mediatica che gli ha «regalato» l'indefesso sostegno a un esecutivo di centrosinistra non è bastata a creare empatia con l'opinione pubblica. Probabilmente gli intervistati di centrosinistra vedono in Alfano ancora un ex berlusconiano, mentre quelli di centrodestra un «transfuga». L'ipotesi è suffragata dal fatto che in terzultima posizione c'è un altro esponente di Ncd: il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. L'opposizione decisa ai tagli lineari sulla sanità, ventilati da Renzi e dal ministro Padoan per finanziare il bonus da 80 euro, ha invece premiato il ministro Beatrice Lorenzin che con il 57% tallona Maria Elena Boschi, personaggio sempre più popolare (59%).

Sui risultati del sondaggio, realizzato il 21 aprile, ha probabilmente influito anche la vicenda della lettera inviata dai senatori Ncd «scontenti» al loro leader. L'immagine dell'ennesimo partitino nato in Parlamento e destinato a frantumarsi alle prime difficoltà non giova mediaticamente. Così come non ha giovato il malessere dei senatori per la candidatura di Giuseppe Scopelliti nella circoscrizione Sud alle Europee. La condanna riportata in primo grado dal governatore per il crac del Comune di Reggio Calabria avrebbe suggerito un passo indietro. Ovviamente, in una formazione di stampo neodemocristiano quale Ncd, una simile presa di posizione avrebbe sbloccato un altro posto al sole.

Solo che Scopelliti, vero ras del Nuovo centrodestra in Calabria, a fare passi indietro non ci pensa proprio. Tant'è vero che le sue dimissioni da governatore della Regione sono ancora da presentare. In realtà per il 30 aprile prossimo è stata fissata la conferenza dei capigruppo che dovrà calendarizzare la discussione nell'aula del consiglio regionale della rinunzia del governatore.

Secondo fonti bene informate, però, si starebbe pensando a una soluzione-ponte. Scopelliti potrebbe rimettere il mandato nelle mani della vicepresidente della giunta Antonella Stasi, anch'essa di Ncd. Quest'ultima, forte di tutte le deleghe, sarebbe in condizione di prolungare la consiliatura fino alla scadenza naturale del 2015. Per i 50 consiglieri regionali calabresi una botta di vita (e anche di indennità e rimborsi confermati) e soprattutto uno stress da rielezione risparmiato.

Ai consiglieri di Ncd e agli alleati dell'Udc resterebbe solo una cosa da fare per restare a Catanzaro (capoluogo della Regione) ancora un altro anno: adoperarsi per consentire a Scopelliti di raggranellare quei 90mila voti che sono la soglia di eleggibilità per il seggio a Bruxelles. Il 42% di gradimento di Alfano si spiega anche così.

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