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Alfano ora è al bivio: resistere o seguire il Cavaliere

Le mosse dell'ex ministroIn molti pressano Angelino: "Andremo con l'ex premier, devi venire anche tu"

Il segretario del Pdl Angelino Alfano
Il segretario del Pdl Angelino Alfano

Roma - Nel duello a distanza con Berlusconi, Alfano è a un bivio: parricidio o esser inghiottito dal padre? Sintesi brutale ma è questo il dilemma del segretario del Pdl, in balìa delle prossime decisioni del Cavaliere. Il quale preannuncia lo spacchettamento del partito ma ne rimanda l'annuncio sine die. Nell'attesa, sembrano morte e sepolte le primarie. Lupi ammette che «a questo punto non ha senso farle il 16 dicembre». E se lo dice Lupi, vicinissimo al segretario, significa che Angelino è pronto a rinunciare al bagno di democrazia interna. Lanciata resta invece l'ex ministro Meloni: «Si facciano comunque: se non a dicembre, a gennaio».
Così, mentre ad Arcore si studia come rimettere in piedi Forza Italia 2.0, a Roma Angelino aspetta le mosse di Berlusconi. Una snervante partita a scacchi perché Alfano è pressato da tutte le parti. Molti parlamentari gli prospettano scenari complessi: «Seguiremo Berlusconi, a questo punto devi venire anche tu», gli fanno sapere in molti. Sottinteso: e devi lasciare che gli ex An facciano una cosa di destra. Già, gli ex An. Molti di questi non vogliono rifare una «cosa nera». In prima fila i matteoliani, che ormai si sentono pidiellini e basta. Si sono visti l'altra sera ed erano una trentina. Tutti super convinti che dividersi adesso è una fesseria: «Ma come? Ora ci separiamo e tra qualche mese ci presentiamo alleati alle elezioni? Che senso ha?», ragiona Marcello De Angelis. Idem Maurizio Bianconi: «L'ultima cosa che dovremmo fare è separarci, litigare, mettere in scena un copione noto di una classe dirigente che spreca le proprie energie per una guerra intestina nel palazzo, mentre la città brucia». Insomma, non si sentono più «ex» di alcunché: solo pidiellini. E anche Gasparri ha i suoi mal di pancia a lasciare la barca, tanto che si raccontano di screzi sempre più aspri con Giorgia Meloni. Sintetizza il gasparriano Laboccetta: «Le scissioni a destra? Hanno sempre portato sfiga». Chi scalpita, invece, sono i «lombardi» Corsaro, Beccalossi, De Corato e La Russa. Che lo dice chiaro: «Se rinasce Fi, chi era in An dovrebbe proseguire per la propria strada». L'ex ministro ieri ha pure voluto dare un segnale politico votando in dissenso al Pdl sul provvedimento sulla messa in prova. Ma anche in questo caso la pattuglia ex aennina s'è frantumata.
In ogni caso Alfano è pressato anche da qualche moderato ex forzista che gli chiede di non avallare lo spacchettamento. Il fittiano Francesco Paolo Sisto, per esempio, usa una metafora: «Il Pdl non è mica come un'ameba che ha la particolarità di moltiplicarsi dividendosi», scuote la testa in Transatlantico. Insomma, che farà il segretario? Qualcuno scommette che non si metterà così di traverso ai piani di Berlusconi, tanto da strappare definitivamente. Anche perché, riflette un parlamentare, «cosa andrebbe a fare? Il capo di un partitino filo Monti? Farebbe l'ennesima ruota di scorta di Casini e Montezemolo». Cattiverie che si sprecano in un partito in ebollizione. In ogni caso Alfano si consulta spesso con gli uomini a lui più vicini: Frattini, Mario Mauro, Fitto, Lupi e Quagliariello. E con loro ragiona così: «La maggiore sconfitta, per me, sarebbe rinnegare quello in cui credo: un progetto per tenere insieme i moderati». Sottinteso: anche sostenendo Monti se l'esito delle elezioni fosse il caos. E qui c'è il grande equivoco di fondo: proprio a molti ex aennini che non vogliono abbandonare il Pdl e ora abbracciano Alfano, a sentir parlare di Monti viene l'orticaria.

Ma questi saranno i prossimi scontri.

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