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Alfano sulle primarie: tutti liberi di candidarsi

Il segretario: "I nostri elettori vogliono il rinnovamento". Responsabilità civile dei giudici, ultimatum del Pdl

Alfano sulle primarie: tutti liberi di candidarsi

Roma Alfano sdogana definitivamente le primarie. Il Pdl sta cambiando pelle e, step by step, da partito monarchico qual era, si sta trasformando in partito democratico. Resta, tuttavia, in una fase più simile all’anarchia: con sensibilità, ambizioni personali e visioni differenti, soprattutto sulle alleanze e su come rapportarsi a questo governo. Ma la strada è segnata. L’obiettivo è quello di ridurre la distanza tra partiti e cittadini. Così, lo stesso segretario del Pdl, con il beneplacito di Berlusconi, annuncia: «Al fine di cogliere appieno le sfide che si porranno innanzi, all’interno di quel processo di rinnovamento che, per primi, ci chiedono i nostri elettori, il Pdl ha deciso di adottare, financo per la scelta del candidato premier, lo strumento delle primarie».

Eccola la rivoluzione annunciata, già nell’aria da diverse settimane. Saranno gli elettori di centrodestra a scegliere il candidato premier dei moderati perché «la stagione della partecipazione popolare non potrebbe dirsi completamente compiuta se non trovasse applicazione anche per la selezione della classe dirigente». Anche se resta l’ambiguità di fondo: primarie per cosa? Per la premiership o la leadership? E ancora: non è detto che si facciano anche le primarie di coalizione. Se, infatti, si riuscisse ad arrivare ad un’intesa tra i vari partiti moderati esistenti e futuri (Udc, Fli, Montezemolo, ecc.) si potrebbe pensare anche a delle primarie tra tutti per individuare un candidato premier. Ma la strada è ancora molto in salita e molto dipende dalla modifica della legge elettorale.
In ogni caso, lo stesso Alfano rivela di aver sondato anche la candidatura di Vittorio Feltri: «L’ho chiamato poco fa per invogliarlo a scendere in campo e candidarsi alle primarie del Pdl e competere così a una grande gara». Ma il diretto interessato glissa: «Non ho ricevuto nessun invito. Quando me lo rivolgeranno dirò se sono disponibile o no». Poi, rivela: «Alfano mi ha detto “Guardi che non è vero che lei ci sta sulle scatole come hanno scritto”. In ogni caso la cosa non mi eccita più di tanto». Ma poi nasconde la tentazione dietro l’ironia: «Mi piacerebbe una dittatura con me al vertice. Sarebbe una dittatura molto illuminata. Potremmo fare qualcosa di buono, visto che i professori hanno solo aumentato il debito pubblico».

Di certo a sfidare Alfano ci sarà Daniela Santanchè che nei giorni scorsi ha accennato a un «jolly sorprendente, una matta, come si dice in gergo quando si gioca a carte, una persona in carne ed ossa». E anche l’ex ministro Giancarlo Galan scende in campo: «Lo faccio perché Alfano non lo legittimerebbero primarie farlocche. Mi candido perché non potevo starne fuori; perché è l’occasione giusta per aprire un dibattito; perché voglio rappresentare posizioni laiche e liberali». Poi, rumors insistenti, parlano di un interessamento anche del sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Il quale non scioglie le riserve ma un pensierino ce l’ha. Per non parlare dei cosiddetti «formattatori» del Pdl: gruppo di giovani amministratori locali che chiedono il rinnovamento del partito, non necessariamente in funzione anti-Alfano.

Chi invece smentisce la sua candidatura è l’ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni, ieri dimissionaria dalla guida della «Giovane Italia». Per puntare più in alto? «Non ho preso in considerazione questa ipotesi - dice - mi rottamo per coerenza perché quando si conduce una battaglia per il rinnovamento bisogna dare l’esempio e con un segretario di 41 anni, guidare i giovani a 35 rischiava di sfiorare il ridicolo». Stesso concetto espresso dal vicecoordinatore, Carlo Fidanza: «Mi dimetto anch’io per dar spazio a forze fresche».

Meloni lascia al suo braccio destro, Marco Perissa, classe 1982 e storico dirigente di Azione Giovani. Per ora c’è il cambio di testimone ma, spiega la Meloni: «Mi aspetto che venga superata questa troppo lunga fase transitoria e che si faccia un congresso anche per i giovani. Per selezionare dal basso tutti i dirigenti». Sulle ragioni del suo gesto, dice: «Sono coerente con l’aforisma di Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”». Difficile non scorgere un messaggio a molti seniores del partito: «Fate largo anche voi ai giovani».

Generazioni contro.

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